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I dieci cambi di frontman più eclatanti della storia del rock

Ai Queen è andata male, ma fanno sold-out lo stesso. Per altri come AC/DC e Iron Maiden fu un colpo di fortuna

L’ultimo concerto dei Queen al Forum di Assago ci ha fatto pensare, i fan storici della band odiano Adam Lambert, ma l’accanimento terapeutico del brand continua a mietere sold-out in tutto il mondo.

Va bene, “The Show Must Go On”, ma a che prezzo lo spettacolo deve andare avanti? Più che dare una risposta, abbiamo preferito spulciare nei meandri dei rock per riesumare i dieci rimpiazzi più arditi di sempre. Alcuni imbroccati, altri disastrosi. Vediamoli, in ordine sparso.

Black Sabbath: Ronnie James Dio/Ozzy Osbourne
Il dramma si consuma nel ’79 quando Ozzy Osbourne viene licenziato per abuso di alcol e droga. La band guidata dal chitarrista Tony Iommi recluta, su consiglio di Sharon Arden, futura moglie di Ozzy, l’ex Rainbow Ronnie James Dio. Il Godfather dell’heavy metal non la prese benissimo…

Genesis: Phil Collins/Peter Gabriel
Peter Gabriel si ritira per motivi personali quando il gruppo è in totale ascesa. Al microfono si avvicenda il batterista Phil Collins. Dal prog teatrale si passa al pop d’alta classifica: diversità artistiche e di pubblico rendono quasi inconciliabili, se non per qualche album, lo spirito delle due line-up principali.

Van Halen: Sammy Hagar/David Lee Roth
Nell’85 esce un album intitolato 1984. I Van Halen sono al top. Proprio quando le tensioni fra Eddie Van Halen e David Lee Roth arrivano al punto di rottura. Scende in campo Sammy Hagar e, imprevedibilmente, rispetto all’iniziale malcontento dei fan, la band tocca i vertici della top ten. Fortuna o merito dei “Van Hagar”?

The Doors: Ian Astbury/Jim Morrison
Sostituire Jim Morrison è un azzardo. Ci provarono due ex Doors, il compianto Ray Manzarek e Robby Krieger, assoldando Ian Astbury dei Cult. La cosa non piacque al batterista John Densmore e alle famiglie di Jim Morrison e della moglie Pamela Courson che andarono per avvocati. Il duo dovette modificare il nome del progetto in The Doors of the 21st Century.

The Velvet Underground: Doug Yule/Lou Reed
Definire bizzarro il rimpiazzo Doug Yule al posto di Lou Reed in un gruppo come i Velvet Underground è eufemistico. Il polistrumentista, entrato nei VU alle soglie del terzo album al posto di John Cale cerca di tirare avanti la carretta dopo Loaded e l’abbandono di Lou Reed. Il risultato è Squeeze, ultimo disco a nome Velvet.

INXS: J.D. Fortune/Michael Hutchence
La palma d’oro dell’imbarazzo va agli INXS. Nel 2005, otto anni dopo la tragica scomparsa del cantante Michael Hutchence, ingaggiano un cantante tramite un reality ad hoc. Rock Star: INXS. Vince tal J.D. Fortune. Perde il savoir-faire.

AC/DC: Brian Johnson/Bon Scott
La figura di Brian Johnson ormai è inscindibile dalla storia del gruppo australiano, al pari di Bon Scott. Difficile indovinarlo a priori. Quando Scott morì e i fratelli Young erano incerti se continuare, nessuno avrebbe scommesso una lira sul leader dei Geordie, una band inglese minore. Poi uscì Back in Black.

Pink Floyd: David Gilmour/Syd Barrett
Alla fine del ’67 David Gilmour, amico dei Pink Floyd, entra a far parte del gruppo come quinto elemento. La mente di Syd Barrett è sempre più lontana e il chitarrista-cantante Gilmour lo sostituisce alla voce. Assieme a quella di Roger Waters, sono il marchio di fabbrica di un’epoca.

Iron Maiden: Bruce Dickinson/Paul Di’Anno
Paul Di’Anno, amato dai fan ma stremato dalla cocaina, è costretto a passare la mano. La band britannica assume Bruce Dickinson nell’81. Arriva anche il grande successo commerciale.

The Clash vs Mick Jones
Il declino dell’“unica band che conta” coincide con il licenziamento di Mick Jones, esaurito dai fasti americani dell’83. Joe Strummer e Paul Simonon, pressati dal successo, firmano il congedo di una colonna portante del gruppo (nel punk, e ancor più nei Clash, il concetto di “frontman” è sfumato). Nel 1985 esce Cut The Crap. Uno dei dischi più tartassati dalla critica musicale. Negli anni a seguire i “Clash 2” sono stati praticamente rimossi. Come un brutto sogno.

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