«Oltre al danno che abbiamo subito, c’è anche la beffa perché tanti locali si stanno attrezzando per organizzare una sorta di discoteca. Si va al ristorante e poi si balla, ma non è una discoteca». L’ha detto ai microfoni di Rtl 102.5 Maurizio Pasca, presidente del SILB-Fipe, l’Associazione italiana imprese di intrattenimento da ballo e di spettacolo.
L’ultimo decreto in materia di contrasto al virus del 23 dicembre prevede infatti che le discoteche siano chiuse fino al 31 gennaio (col rischio che la chiusura si estenda oltre quella data). «Pur comprendendo lo stato di salute legato alla nuova emergenza pandemica, come al solito solo il nostro settore ne paga le logiche e le conseguenze, tenendo conto che abbiamo riaperto le nostre attività l’11 di ottobre dopo due anni di chiusura ininterrotta», ha detto Pasca. In vista del Capodanno, ha segnalato che in ogni parte d’Italia stanno nascendo piccole discoteche abusive dentro locali aperti legittimamente: «Mi stanno pervenendo quotidianamente video di bar, ristoranti e alberghi che si stanno attrezzando per fare la discoteca dopo il cenone, è assurdo».
Pasca ha poi ricordato che i gestori di locali hanno cercato di rispettare le norme: «I nostri sono luoghi di socializzazione e non di sballo come qualcuno vuole far credere. Nel momento in cui le discoteche hanno riaperto in questi mesi ci sono stati degli assembramenti, è vero. Ci sono, però, delle norme nei nostri locali che devono essere rispettate. Noi abbiamo avuto la capienza ridotta del 50% e il mantenimento del distanziamento di due metri in pista: chi sbaglia deve pagare sicuramente, le norme ci sono e vanno rispettate».
Infine, ha ricordato la crisi affrontata dal settore: «Siamo ormai al collasso, con il 30% delle aziende che ha chiuso definitivamente e quest’altra batosta porterà certamente a far chiudere un’ulteriore percentuale di imprese. I ristori che sono arrivati fino adesso sono stati pochi rispetto alle perdite subite. Abbiamo chiesto ristori immediati, ma da parte del governo c’è molta disattenzione verso un settore economico quale quello dell’intrattenimento in Italia, cosa che negli altri Paesi europei non accade».