Fred Durst dei Limp Bizkit ha citato in giudizio la Universal Music Group (UMG), accusando la più grande casa discografica al mondo di non aver pagato alla band milioni di dollari di diritti d’autore che erano dovuti.
Nella causa, depositata martedì in un tribunale federale, Durst e i suoi avvocati sostengono che UMG utilizza «software e sistemi progettati per nascondere i guadagni degli artisti e trattenere tali profitti», aggiungendo che la casa discografica «non ha mai avuto intenzione di pagare» la band. Secondo Durst, Universal dovrebbe ai Limp Bizkit 200 milioni di dollari. Chiede inoltre che la proprietà e i diritti delle canzoni siano ceduti alla band.
Secondo Durst, i Limp Bizkit hanno venduto oltre 45 milioni di dischi e di recente il loro repertorio è stato riscoperto (con 450 milioni di streaming solo nel 2024), eppure la band non ha ricevuto un dollaro di royaltie dalla major. Lui e il suo team hanno iniziato a indagare più a fondo sulla questione all’inizio di quest’anno, dopo che UMG lo ha contattato per la ristampa di alcuni brani in occasione di un anniversario.
Secondo i documenti ottenuti da Rolling Stone, Durst e i suoi manager hanno scoperto che UMG non li ha mai informati del credito di un milione di dollari che la major doveva al gruppo, trovando un escamotage per non pagarli.
Secondo il team di Durst, Universal ha omesso di fornire alla band una rendicontazione completa delle royalties e dei costi non recuperati relativi a diversi album e video musicali prodotti all’apice del successo del gruppo. Inoltre, la Flawless Records di Durst, che aveva scritturato artisti come Puddle of Mudd e She Wants Revenge, non avrebbe mai ricevuto da UMG la parte di profitti dovuta per quelle pubblicazioni (alla richiesta di commento, UMG ha preferito non rispondere).
Secondo i querelanti, inoltre, Universal avrebbe manipolato i conti dei Limp Bizkit in molte occasioni. Durst menziona ad esempio un conto spese per un video del quarto album della band che mostrava un saldo da sei cifre da pagare al gruppo nel secondo trimestre del 2022. Due trimestri dopo, lo stesso conto riportava un buco di pari entità. «Da dove provengono questi 199.676 dollari addebitati sul conto?», si chiedono i querelanti. «Sembrano essere apparsi dal nulla per far risultare un debito non recuperato e frodare la band».
A luglio, gli avvocati di Durst hanno inviato una lettera a UMG sostenendo che l’etichetta avrebbe «ampiamente sottopagato» la band, non avendo fornito una rendicontazione accurata delle royalties e chiedendo il pagamento dovuto e la restituzione dei master delle registrazioni. Secondo la causa, un dirigente di UMG avrebbe attribuito il ritardo nei pagamenti a un problema tecnico legato a un nuovo software aziendale.
Più tardi nello stesso mese un altro dirigente di Universal ha informato la band che l’azienda aveva pagato ben 43 milioni di dollari in anticipi dalla firma del contratto, spiegando che questo era il motivo del ritardo nella ridistribuzione dei guadagni sulle royalties. Tuttavia, negli estratti conto limitati a cui il team di Durst ha avuto accesso, sono state trovate spese recuperabili per un totale di circa 13,1 milioni di dollari. Il team ha definito la lista di documenti in proprio possesso «incompleta», affermando che UMG «non è riuscita a dimostrare» l’addebito dei 43 milioni di dollari.
Ad agosto, Universal ha pagato ai Limp Bizkit e alla Flawless Records rispettivamente 1.038.321,87 e 2.348.060 dollari. Secondo Durst, sarebbero stati i primi pagamenti realmente effettuati. Durst sostiene inoltre che UMG non ha ancora fornito gli estratti conto delle royalties richiesti.
Alla fine di settembre, Durst e il suo team hanno chiesto la rescissione del contratto con la casa discografica, sostenendo che alla band spettino oltre 200 milioni di dollari. UMG ha rifiutato, lasciando a Durst, alla band e alla Flawless «la sola scelta» di procedere legalmente.
La causa include accuse di frode, falsa dichiarazione negligente e violazione del copyright.