La chiacchierata con Florian Meyer, nome dietro Don’t DJ, finisce off-topic a una velocità mostruosa. Colpa di quei tre anni che hanno tenuto l’artista elettronico lontano da Berlino (dove poi è tornato a vivere), nello specifico in Giappone, a Fukuoka.
Da lì finiamo a parlare di Neon Genesis Evangelion, un anime di metà anni Novanta che per i fan dello sci-fi distopico è quasi come la Bibbia. «Davvero non hai mai visto il film? Pazzo, devi vederlo subito! Nessun episodio è importante quanto The End of Evangelion», scherza Florian, che si esibirà domani sera al VIVA! Festival di Locorotondo, la nuova creatura di Club To Club.
Ci sarà da aspettarsi uno dei suoi set ipnotici, sospesi fra mantra percussivi al limite del tribale e una techno levigata, senza spigoli pericolosi. «Voglio fare musica piacevole», racconta Florian, il cui moniker risale ai tempi in cui si faceva chiamare solo Florian. Nei volantini però i promoter scrivevano “DJ Florian”, così per vendicarsi si è inventato Don’t DJ.
Ma se la musica di Florian è piacevole, molto spesso succede che la gente si scandalizzi per le copertine esplicite dei suoi dischi e, più in generale, della Berceuse Heroique dove pubblica i suoi lavori. «Non mi importa molto», dice, «la gente ha bisogno di essere scandalizzata, ogni tanto».