«Le canzoni sono strane», dice Ed Sheeran in una scena di Songwriter, il nuovo documentario dedicato alla creazione del suo album – tre volte disco di platino – ÷. «Vanno e vengono all’improvviso. E non danno mai nessun preavviso». Songwriter racconta il processo di scrittura di Sheeran in tempo reale. Il cantautore ha permesso al regista – suo cugino Murray Cummings – di riprenderlo sempre, senza filtri, così da mostrare quei momenti rari e sfuggenti in cui scrive la sua musica, qualcosa che non era mai stato raccontato prima.
«C’è una scena nel film di Jay-Z, Fade to Black, dove lui è in studio a scrivere con Timbaland, e appena Timbaland preme play ricordo di aver pensato: “Oh dio, questa è la prima volta che Jay-Z ascolta il riff di una hit così famosa”», dice il regista. «Mi ha davvero emozionato, e ricordo di essermi detto di voler fare un film così, tutto con scene del genere». Songwriter è una finestra affacciata su quei momenti in cui arrivano le idee più particolari, momenti di solito nascosti quando si parla di artisti così famosi. Vediamo Sheeran sul bus mentre accenna Love Yourself, che è diventata un singolo multiplatino di Justin Bieber. Poi è su una crociera con Benny Blanco, uno dei suoi produttori, e scrive musica ininterrottamente per una settimana.
A un certo punto, uno Sheeran stravolto dal jet-lag si sveglia alle 5 del mattino e inizia a cantare di quello che ha attorno. «Mi ha detto. “Non riesco a dormire, tanto vale scrivere una canzone”», ricorda Cummings. «Quindi ho preso la telecamera e ho iniziato a riprenderlo… volevo che il pubblico fosse lì accanto a lui».
Scrivere ÷ in questo modo, poi, ha cambiato anche lo stile di Sheeran. «Sono stato davvero fortunato, ho avuto il privilegio di raccontare il momento in cui il suo modo di scrivere è cambiato: prima faceva tutto da solo, con carta e penna. Adesso scrive cantando. Questo processo era nuovo, non l’aveva mai fatto prima di questo disco. È davvero interessante vedere cosa gli passa per la testa».
La presenza costante della telecamera ha avuto diverse conseguenze, alcune anche inaspettate. Sheeran sapeva di essere sempre ripreso, così ha iniziato a improvvisare testi e melodie senza scrivere nulla. «Quando dimenticava qualcosa, mi diceva: “Ehi, hai ripreso tutto, vero?”». Anche le sue ambizioni commerciali sono in bella mostra. Nonostante sia probabilmente al picco del suo successo, Sheeran non ha intenzione di fermarsi. «Se non vuoi diventare più famoso di Adele, allora hai sbagliato industria», dice a un certo punto. «Io non voglio essere l’Adele maschio. Io voglio essere Adele».
Tuttavia, Sheeran ha affrontato il documentario con i piedi per terra. Quando Cummings gli ha inviato il girato, il cantautore ha chiesto solo tre cose: «Voleva togliere un’inquadratura della sua testa, perché non pensava fosse interessante, e una parolaccia; e alla fine mi ha chiesto di cambiare il finale, voleva che ci fossero momenti speciali e mai visti dai fan».
L’obiettivo finale del film? «Vorrei che portasse le persone a prendere in mano la chitarra, a fare quello che desiderano», dice il regista. «Volevo che funzionasse su più livelli: i fan avrebbero visto com’è Ed lontano dal palco, e i musicisti avrebbero capito come sono nate alcune canzoni. E poi ci sono quelli che non hanno mai sentito parlare Ed, adesso possono capirlo di più, e magari rispettare il suo modo di lavorare e di scrivere canzoni».
Cummings aveva più di un decennio di girato, e ha capito che tipo di film voleva fare solo dopo aver deciso il titolo. «Credo che Ed sia un singer-songwriter», dice. «Ho solo una parola e ho chiamato il film Songwriter. E mi sono concentrato su questo».