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I Tears for Fears hanno risposto alle critiche per avere usato l’intelligenza artificiale

Al centro della polemica c’è la copertina del nuovo album ‘Songs for a Nervous Planet’. Perché produrre col computer un’immagine «senz’anima»? È giusto utilizzare senza alcuna autorizzazione l’opera di altri artisti per addestrare l’AI?

Foto: Chapman Baehler

Un astronauta in un campo di girasoli. È la copertina di Songs for a Nervous Planet, l’album che i Tears for Fears pubblicheranno il 25 ottobre. Da quando Roland Orzabal e Curt Smith l’hanno resa pubblica hanno attirato varie critiche.

È infatti evidente che è stata realizzata con l’ausilio dell’intelligenza artificiale e la cosa non va a genio a molta gente che ha lasciato commenti che vanno da «imbarazzante» a «potete fare di meglio fino a «che delusione vedere che gli artisti usano l’AI che ruba il lavoro di altri artisti».

L’immagine è per molti «senz’anima», ma non è solo una questione estetica. L’intelligenza artificiale viene addestrata sottoponendole immagini esistenti, un processo che solleva molti interrogativi sulla liceità dell’uso non autorizzato delle opere degli artisti per crearne “automaticamente” di nuove.

La band ha risposto nel weekend con un post su Instagram spiegando anzitutto che la copertina è stata creata in collaborazione con Surrealistly, nome d’arte di Vitalie Burcovschi. La cover è definita nel post un «mixed media digital collage», ovvero un collage digitale realizzato combinando differenti tecniche, non solo l’AI. «L’intelligenza artificiale non è che uno dei tanti strumenti che sono stati usati nel corso del processo creativo».

Non c’è alcuna ulteriore spiegazione circa l’uso che è stato fatto dell’AI. La band spiega invece che l’idea era evocare i tipici temi sci-fi e un’idea di fuga dal mondo che conosciamo, coi girasoli che «sono un riferimento all’immaginario dei Tears for Fears» e l’astronauta «che richiama una nuova canzone, Astronaut, e un senso di alienazione e non appartenenza».

Da parte sua Burcovschi spiega nello stesso post che «bilanciare surrealismo e profondità emotiva della loro musica è stata una sfida» e che il risultato «cattura l’essenza della loro storia».

A giudicare dai commenti, la spiegazione non ha placato le critiche: «Non comprerò un disco con quella copertina», «Sono un vostro fan da decenni, ma non posso appoggiarvi in questa cosa», «Quante parole per giustificare un uso cheap dell’AI», «Che ironia intitolare un disco “musica per un pianeta nervoso” e poi usare in copertina l’AI che lo sta distruggendo», «Gli artisti AI non sono artisti», «Studiate quant’è dannosa l’AI e smettetela di nascondere i commenti che ne parlano».

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