Facciamo delle dovute premesse: a questo concerto dei Tv on the radio ci sono venuta sperando fortemente che ad un certo punto facessero la loro cover della sigla di Game of Thrones. Ed invece, per una delle solite macchinazioni Lannister, niente, sono rimasta delusa.
Ma non rattristiamoci, in fondo è ancora estate, e questa è la prima data del Todays festival, oltre ad essere l’unica data italiana dei Tv on the radio. Lo spazio 211, storico locale torinese, è vivo e resiste insieme a noi. Abbiamo la musica (ben tre gruppi spalla prima dei Tv on the radio:i Monaci del surf, i Titor e Bianco) e abbiamo la birra (non abbiamo la salamella, ma sul tardi si rimedierà anche a questa tragica mancanza).
C’era una volta un periodo in cui d’estate, a Torino, non ne potevi più dei concerti. Erano troppi. Uscivi di casa a fine giugno e rientravi solo ad agosto inoltrato, perché si susseguiva una rassegna musicale via l’altra. Arrivavi al punto di sentire discorsi del tipo “no guarda, Iggy pop non vado a sentirlo, ché domani mi devo alzare presto e poi devo studiare. Invece chi suona mercoledì?” (true story, purtroppo…).
Ma quest’anno siamo tristemente orfani, sopratutto del tanto amato Traffic. Ma i sabaudi non mollano, ed ecco apparire il Todays festival 2015, grazie al solito Gianluca Gozzi, che è una specie di re Mida musicale declinato all’organizzazione di eventi: dove passa lui fioriscono magicamente i festival. Quindi eccoci a una tre giorni di concerti e spettacoli disseminati per la città, tra la scuola Holden e l’ex cimitero di San Pietro in vincoli, tra il museo Ettore Fico e i Docks Dora: Verdena, Interpol, Linea 77, Levante, dal rock’n’roll alla sperimentazione elettronica.
Ma stasera la scena è tutta del gruppo newyorkese, l’ultimo album Seeds da far ascoltare e un tour europeo da recuperare (a febbraio avevano annullato il concerto milanese per problemi di salute del batterista).
Io ero convinta che il pubblico dei Tv On the Radio potesse essere definito sbrigativamente come “quelli a cui piacciono i Daft Punk”, e invece è abbastanza eterogeneo e gremito, (l’organizzazione comunicherà in serata di aver fatto il pienone) conto infatti ben tre carrozzine con relativi neonati più una bambina vestita di bianco che volteggia per il prato, con effetto creepy.
Accolti calorosamente dal pubblico, alle dieci spaccate il gruppo sale sul palco, il cantante esordisce con un «Buonasera» in ottimo italiano, per poi partire con Young liars. È subito chiaro che dal vivo hanno cambiato molto gli arrangiamenti, mettendo in secondo piano l’elettronica in favore di un suono rock più potente. Quindi batteria “vera”, chitarre elettriche, muro di suono, appunto. Ricordano moltissimo i loro “padri spirituali”, i Living Colour.
Il cantante Tunde Adebimpe sul palco sembra totalmente snodato, balla come se se le sue articolazioni fossero totalmente snodabili. Deve avere una cartilagine ialina fuori dal comune. I pezzi iniziali ricordano molto i Tomahawk e i Fantômas, per cui non stupisce la collaborazione di Mike Patton con Adebimpe. Il quale si batte il tempo sul petto con quella che sembra essere una bottiglia di acqua minerale e snocciola uno dietro l’altro Happy idiot, Winter (eh, magari, io sono #teaminverno) e Wolf like me. La fanno da padrona non solo la musica, ma anche le folte barbe: il miglior twitter della serata è dell’utente Vanz che si produce in:
La barba di Babatunde Adebimpe assorbe l’umidità nell’aria e la traduce in condensa. Andrebbe brevettata.
— vanz (@vanz) 28 Agosto 2015
Dopo più di un’ora di concerto arriva il bis di prammatica con Seeds or ride, per concludere dedicando il loro singolo spaccatutto Staring at the sun a una fortunata Erica. Ma poi ci ripensano e per par condicio il pezzo è anche “por tutti”. Se ne vanno dal palco dopo aver chiesto di essere buoni coi loro “cari amici Interpol”, che suoneranno domenica sera (entrambe le band sono di New York, per cui è più verosimile che si frequentino).
Cari Interpol, state sereni, il vostro concerto è andato sold out già in prevendita, vi amiamo ancora.