Patti Smith ha scritto un toccante tributo per Sam Shepard, l’attore e scrittore che è venuto a mancare domenica scorsa. Come ha già scritto nel suo libro Just Kids, i due si sono incontrati all’inizio degli anni ’70, quando lei suonava la batteria per gli Holy Modal Rounders. Sono diventati subito buoni amici, e presto hanno iniziato a collaborare al testo teatrale Cowboy Mouth: è in quel periodo che Shepard ha suggerito alla Smith di combinare la sua poesia con la musica.
Nelle righe scritte per il New Yorker, Patti Smith ha ricordato le nottate passate a parlare con l’amico di arte, storia, libri, scrittori e musicisti. Lo ricorda come un avventuriero, “amava fare i bagagli e partire all’improvviso, era un pioniere. Gli piacevano quei ruoli che lo portavano dove non voleva andare, così da capirne le stranezze”.
Una volta Shepard le ha mandato un biglietto dalle montagne della Bolivia, un’altra un filmato di lui mentre recitava Beckett camminando su un ponte di Dublino. Ha scritto del viaggio che dovevano fare insieme ma che hanno abbandonato a causa delle complicazioni della SLA che lo ha perseguitato per tutti gli ultimi anni della sua vita.
“A un certo punto ha smesso di viaggiare”, ha scritto. “Da quel momento in poi ho cominciato ad andarlo a trovare sempre più spesso. Lavorava al suo ultimo manoscritto, non so come abbia fatto a trovare tutta quella energia, affrontava qualsiasi sfida anche se sapeva che il suo tempo stava finendo. La sua mano – con quel bel tatuaggio della luna tra pollice e indice – si è accasciata sul tavolo prima di lui. Era un souvenir della nostra gioventù, io ho un fulmine sul ginocchio sinistro”.
Patti Smith ha saputo della sua morte mentre era in Svizzera. Nell’ultimo passaggio della sua lettera ha confessato di aver passato ore a pensare alle colline fuori dalla casa dell’amico, in Kentucky. Vede i suoi scaffali pieni di libri, si immagina seduta al tavolo della cucina insieme a lui, la sua mano vicina a quel tatuaggio a forma di luna.