«Siamo ovviamente felici di poter riaprire ma non credo che in futuro conserveremo ricordi affezionati di questo periodo» ha detto a BBC Newsbeat Cameron Leslie, il direttore del Fabric, commentando la riapertura dello storico club di Londra venerdì 6 gennaio dopo più di 4 mesi di sigilli alle porte. Il provvedimento giudiziario era stato preso a settembre dalla Metropolitan Police dopo la seconda morte per abuso di droghe nel locale nel giro di poche settimane. Sia Ryan Browne che Jack Crossley, i ragazzi deceduti per arresto cardiaco dopo aver preso MDMA fra le mura del club, erano da poco diciottenni. Cosa che ha inevitabilmente aggravato la situazione.
«Credo che non ci sia nessun piacere o sollievo a questo punto» ha concluso Leslie. Comprensibile, visto che, dopo tutte le petizioni online, battaglie legali e raccolte fondi per sostenerle, il Fabric ha finalmente riaperto, ma sottostando a norme di sicurezza che l’hanno reso il fantasma di sé stesso. Ogni cliente del locale infatti verrà sottoposto a una scannerizzazione dei documenti prima di entrare, oltre che essere continuamente monitorato da un sistema di telecamere a circuito chiuso. Nessuno sotto i 19 anni potrà entrare e chiunque verrà beccato a spacciare, introdurre o comprare droga nel locale verrà bandito a vita dal civico 77 di Charterhouse Street.
Fra gli aficionados del club o più in generale i sostenitori della club culture, quindi, il sentimento percepito è quello di una vittoria a metà. Come lo stesso direttore ha detto, le nuove regole non cambieranno granché l’esperienza dei clienti nel locale, ma piuttosto intervengono nella maniera più sbagliata possibile. Una politica repressiva e proibizionista storicamente non solo non aiuta a risolvere il problema dell’abuso di—che fa più morti con l’eroina fuori dai club che dentro con l’MDMA—ma rischia anche di sortire l’effetto opposto. Vi è mai capitato vedere ragazzi che si fanno grossissimi sorsi dalle bottigliette piene di MD prima di entrare in una discoteca, cercando di farsela tutta subito per non dover rischiare di essere beccati dentro? Ecco, quello è il modo più sbagliato e pericoloso per drogarsi, ma non è altro che la conseguenza di un divieto.
Siamo alle solite: anziché cercare di capire un fenomeno lo si stigmatizza. Così, con la scusa di farlo per bene del cittadino, all’ingresso di una discoteca sei schedato e fissato da una telecamera manco fossi in aeroporto. Un modo come un altro per allargare il controllo della polizia su zone che ne hanno poco, facilitando il “miglioramento” del benessere in zona. Seth Troxler, DJ navigato della scena londinese e storico resident del Fabric, intervistato da BBC ha commentato così la riapertura del locale: «Più che altro, penso che questa sia la storia di un consiglio comunale che vuole gentrificare un quartiere e sta usando il Fabric per farlo.»