Che cos’hanno in comune U2, Madonna, Elton John, Beyoncé, gli Slipknot e un collettivo rap tedesco? Facile: il lavandaio. O meglio, il miglior lavandaio del music business: Hans-Jürgen Topf. “Un pioniere”, come ha detto Jake Barry, production director dell’ultimo, gigantesco tour degli U2, protagonista di un bell’articolo del New York Times (che potete leggere qui).
“Der Topf”, come si fa chiamare, ha 62 anni e fa questo lavoro dal 1982, quando ha iniziato a piazzarsi all’esterno dei principali luoghi da concerto tedeschi con un camioncino, pronto a lavare tutta la biancheria della produzione. Come prevedibile, un uomo che ha passato anni a lavorare nei backstage più blindati del pianeta è un pozzo di aneddoti. I vestiti più sporchi? Quelli degli Slipknot, «ricoperti di birra, panna e sangue finto, e lasciati in una busta della spazzatura per tre giorni». La droga? Un tempo trovava sempre qualche regalino abbandonato nelle tasche degli abiti da palco; adesso, invece, «è più probabile trovare una bustina di the verde».
Anche il lavoro di Topf non è privo di imprevisti e problemi. Una volta ha rovinato un abito da $3000 di Janet Jackson; un’altra un paio di pantaloni dorati di David Hasselhoff; un’altra ancora si è beccato una strigliata da Joe Cocker. Ma sono pochi episodi in decenni: «Der Topf è mega affidabile», ha detto Topf.