Le 10 reunion imbruttite, si stava meglio quando si stava separati | Rolling Stone Italia
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Le 10 reunion imbruttite, si stava meglio quando si stava separati

L’occasione fa la band ladra, ecco allora la top 10 delle reunion più Imbruttite e fallimentari degli ultimi anni. Ci dovete mollare!

L'Imbruttito Meets Rolling Stone

L'Imbruttito Meets Rolling Stone

Lo scioglimento della band del cuore è un momento topico che causa spesso nei fan una sofferenza e un senso di vuoto incalcolabili. Dopo un doveroso periodo di lutto, però, arriva l’accettazione: si inizia a convivere col pensiero che – nonostante ciò – la vita va avanti e con la (magra) consolazione che probabilmente è meglio conservare un ricordo positivo degli album e dei tour che negli anni si sono avvicendati, una sorta di “golden age” irripetibile e per questo motivo scolpita nella memoria.

Ma – a fronte di carriere soliste che non hanno dato i risultati sperati e del fatto che a tutti bene o male servono i soldi per mangiare – l’occasione fa la band ladra, ed ecco allora la top 10 delle reunion più Imbruttite e fallimentari degli ultimi anni.

10. East 17

Gli East 17 durante il tour promozionale del 2012 © Raimond Spekking / CC BY-SA 4.0 (via Wikimedia Commons)

Gli East 17 durante il tour promozionale del 2012 © Raimond Spekking / CC BY-SA 4.0 (via Wikimedia Commons)

Erano una delle boy band più popolari degli anni ’90, in perenne competizione con i rivali Take That, quasi a voler replicare quell’irripetibile diatriba “Beatles vs Rolling Stones”. È forse per questo che nel 2006, quando i Take That annunciarono un nuovo tour nel 2006 e successivamente un nuovo album, Beautiful World, anche Tony Mortimer e soci si sentirono in dovere di fare lo stesso. Peccato solo che il loro passaggio da “boy” ad “adult” band abbia avuto esiti abbastanza disastrosi: più che “stay another day”, è più il caso di dire “please leave”.

9. Backstreet Boys

I Backstreet Boys in tour nel 2013 - Foto via Facebook

I Backstreet Boys in tour nel 2013 – Foto via Facebook

Non che a nessuno interessi particolarmente, ma – a differenza dei loro soci di cui sopra – i Backstreet Boys non si sono mai sciolti, hanno solo pensato bene di sorprendere gli ormai cresciuti fan con una rimpatriata in grande stile qualche anno fa. L’ex membro degli antagonisti ‘N Sync Joey Fatone ha commentato la notizia dicendo che forse avevano soltanto bisogno di soldi, dato che i motivi per tornare sul palco scarseggiavano. Beh, come dargli torto.

8. The Smashing Pumpkins

Un recente selfie di Billy Corgan a Wall Street - Foto via Facebook

Un recente selfie di Billy Corgan a Wall Street – Foto via Facebook

A Billy Corgan va dato un merito, ossia quello di aver saputo disintegrare con un paio di reunion – ma anche con i relativi album, Zeitgeist, Oceania, Monuments to an Elegy – e con il suo ego smisurato tutta l’eredità di una delle rock band più influenti degli anni ’90. Della formazione iniziale rimane solo lui, gli altri sono dei doppelgänger assai somiglianti ai membri originali, con tutta probabilità pescati durante il casting di un talent show.

7. INXS

Gli INXS con il nuovo cantante J. D. Fortune - Foto Stampa

Gli INXS con il nuovo cantante J. D. Fortune – Foto Stampa

Ancora le speculazioni circa la morte di Michael Hutchence non si sono placate (overdose intenzionale? Un gioco erotico finito tragicamente?), ed ecco che i rimanenti membri di una delle band più osannate degli anni ‘80 decidono non solo di tornare sulle scene, ma di farlo arruolando come cantante J. D. Fortune – nomen omen, verrebbe da dire – che guarda caso è il vincitore di un reality show nazionale. Quando la mancanza di soldi si sposa alla mancanza di amor proprio, i risultati posso essere letali e non proprio definitivi.

6. Kiss

Gene Simmons, bassista dei Kiss, 65 anni

Gene Simmons, bassista dei Kiss, 65 anni

A volte si ha quasi l’impressione che i Kiss siano da sempre in attività, e ci si scorda che sparirono dalle scene all’inizio degli anni ‘80, quando la stella del loro successo iniziò ad offuscarsi. Ma il mutuo non si paga da solo, e nel 1996 i musicisti – all’epoca cinquantenni – rispolverarono insieme alla formazione originale il loro tipico make-up, e partirono per un tour mondiale che gli fece guadagnare un pacco di soldi, in buona parte grazie al solo merchandising. Il fatto che si concino da babbi ancora adesso, che di anni ne hanno quasi settanta, non depone certo a loro favore, ed è lecito pensare che – più che una band – siano un vero e proprio brand.

5. Spice Girls

Spice Girls Live @ cerimonia di chiusura Olimpiadi 2012

Spice Girls Live @ cerimonia di chiusura Olimpiadi 2012

Intendiamoci, le Spice Girls non sono la cosa peggiore che ci sia capitata quando il XX secolo era agli sgoccioli. Il lancio del loro primo album – insieme al movimento definito Girl Power da loro capitanato – era frutto di un preciso calcolo algoritmico, il cui risultato a quanto pare aveva stabilito che, dato il momento storico, quello era il benchmark culturale che ci meritavamo. Fortunatamente poi la società di è evoluta e il loro rientro sul palco datato 2007 è stato un fiasco epocale; tutte sono tornate nel dimenticatoio, eccezion fatta per la meno talentuosa del gruppo e moglie di cotanto (ex) calciatore Victoria Beckham, ora stilista di un certo successo con evidenti problemi col cibo.

4. Sex Pistols

Johnny Lydon "Rotten". Foto: Facebook

Johnny Lydon “Rotten”. Foto: Facebook

È lecito pensare che i Sex Pistols senza Sid Vicious semplicemente non siano i Sex Pistols, ma Johnny Rotten, Steve Jones, Paul Cook e Glen Matlock potrebbero non essere d’accordo: i quattro nel 1996 decidono di riunirsi per il Filthy Lucre Tour, girano il mondo per 6 mesi e vengono stroncati tanto dalla critica, quanto dal pubblico. Quando una band costruisce il suo successo sull’anarchia e sul punk rock di fine anni ‘70, e poi decide di tornare insieme – all’alba dei 40 anni – meramente per soldi, un po’ c’era da aspettarselo.

3. Queen

Adam Lambert coi Queen live @ iHeartRadio | Screenshot YouTube

Adam Lambert coi Queen live @ iHeartRadio | Screenshot YouTube

Con tutto l’affetto per i tre membri storici rimasti, il fatto che abbiano anche solo considerato l’idea di poter sostituire quel genio di Freddie Mercury – voce, immagine e leader della band – ha un che di vagamente ingenuo. L’ingrato compito di non far rimpiangere the God of rock viene affidato prima a Paul Rodgers, potente cantante dei Free, e poi ad Adam Lambert, fresco del successo di American Idol. Senza dover essere per forza dei medium, è facile intuire che qualcuno si stia da tempo rivoltando nella tomba.

2. The Doors

The Doors with Ian Astbury

Esattamente come per i sopracitati Queen, l’ipotesi di trovare un nuovo Re Lucertola ha un che di blasfemo e vagamente sacrilego: l’immagine del pur bravo Ian Astbury dei Cult che si improvvisa reincarnazione di Jim Morrison è più simile a un incubo, per non parlare del fatto che – durante il tour del 2012 – Ray Manzarek e Robbie Krieger abbiano pure coinvolto il frontman della tribute band dei Doors come cantante. Purtroppo la band è – da sempre – stata schiava del carisma di Morrison, e peccare di supponenza credendo che la gente sia comunque interessata a un surrogato in cui lui non è presente, è un grave errore che va pagato a caro prezzo.

1. Guns N’Roses

Guns N' Roses - Chinese Democracy (Live)

La lineup originaria dei Guns di inizio anni ’90 rimane senza ombra di dubbio una delle migliori che la storia del rock abbia mai conosciuto, compresa la quasi costante nudità dei suoi membri, i capelli volutamente incolti di Slash e i calzoncini modello ciclista di Axl Rose, con pacco sempre in evidenza. Ciò stabilito, non esistono scuse plausibili che giustifichino lo scempio che si sta tuttora consumando: la personalità egomaniaca di Rose ha distrutto qualsiasi speranza di riportare il gruppo alla vecchia gloria, ed è ormai rimasto solo lui il depositario del marchio – nonché l’unico membro originale di una band che cambia formazione almeno una volta all’anno.

Inutile parlare dei 15 anni di attesa impiegati per partorire Chinese Democracy, un album di 71 minuti, costato 13 milioni di dollari e campione non di incassi, ma di stroncature. Superfluo menzionare i tour annunciati, iniziati e poi disdetti adducendo le motivazioni più disparate. Quando poi Google immagini mostra le foto recenti di quello che fu uno dei frontman strappa-mutande del secolo scorso, ci si domanda perché qualche palestra non le abbia ancora utilizzate per incentivare le iscrizioni.

Altre notizie su:  Il Milanese Imbruttito