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Il nuovo appello dei promoter: «L’aumento della capienza all’80% è inutile»

Lo è per ragioni organizzative ed economiche. Gli organizzatori lo avevano detto venerdì scorso e lo ribadiscono oggi: «Capienze al 100% senza distanziamento: l’alternativa è la morte del settore»

Foto: Nicholas Green/Unsplash

Riaprire i locali al chiuso con capienza all’80% è inutile. È il commento dei promotori e sostenitori dell’appello “Presidente Draghi Aiuto! Salviamo la Musica Live” che è stato lanciato venerdì scorso a San Siro dagli organizzatori i concerti, associazioni di categoria e oltre 300 artisti italiani e stranieri.

Dopo l’appello è infatti giunta la notizia del parere del Comitato tecnico scientifico favorevole a portare le capienze al 100% all’aperto (ma la stagione dei concerti open air sta finendo) e all’80% al chiuso, con un 50% nei palazzetti dello sport. Il parere del Cts dovrà ora essere accolto o meno dal governo, e tradotto in decisioni operative.

«Nonostante l’allarme fosse estremamente chiaro e drammatico», si legge in un nuovo comunicato dei promotori dell’appello di venerdì, «le posizioni assunte dal Comitato Tecnico Scientifico e il silenzio del Governo fanno emergere quanto la gravità della situazione, che riguarda centinaia di migliaia di lavoratori e tutta l’intera filiera della musica dal vivo, sia del tutto sottovalutata se non addirittura ignorata».

«Le notizie che circolano in questi giorni di aumento all’80% della capienza per gli spettacoli al chiuso è totalmente inadeguato e inutile sia per la maggior parte dei concerti già più volte rinviati (molti dei quali sold out e impossibili da riprogrammare senza dover scegliere arbitrariamente chi ha diritto di vedere lo spettacolo e chi no) sia per quelli futuri che necessitano di capienze al 100% e nessun distanziamento. A parte questi numeri utilizzati mediaticamente ancora non è chiaro quali saranno le disposizioni attuative e quando saranno rese tali in relazione ai tour indoor e quelli programmati nell’estate 2022».

«È quindi indispensabile» scrivono i firmatari dell’appello «fissare un obbiettivo percentuale di popolazione vaccinata e conseguentemente una data certa per la ripartenza non più rimandabile che oggi può contare sullo strumento del Green Pass ritenuto idoneo in qualunque altra forma di “assembramento”, ma evidentemente non per i concerti che hanno bisogno di molto anticipo per essere adeguatamente organizzati. Eppure all’estero quasi tutti i Paesi hanno riaperto al 100% senza alcun distanziamento, e i pochi che ancora non hanno riaperto hanno fissato una data certa per la riapertura».

«Confidiamo che il Governo e la politica facciano la loro parte non limitandosi a puri esecutori di quanto dettato dal Cts, affrontando questa grave situazione che affligge tutto il sistema della musica dal vivo e dello spettacolo nel suo complesso. lo si faccia subito, in maniera adeguata prendendo adesso decisioni non più rimandabili in una situazione gravissima che, come dichiarato da tutte le parti in causa e stigmatizzato con forza dalla SIAE (società autori), è di morte certa per l’intero settore».

Venerdì scorso Maurizio Salvadori di Trident Music aveva spiegato perché l’idea dell’80% è impraticabile: «Per i tour già sold out, cosa facciamo, tiriamo a sorte il 20% di spettatori che non verranno? C’è anche un motivo economico: le nostre aziende fanno utili che vanno dal 2 al 4% sul fatturato. Lavorare col 20% di incassi in meno è quasi impossibile. È una norma che può andar bene per il calcio o per la Formula 1 che vivono con un 60% di introiti legati ai diritti televisivi, non per noi che viviamo solo ed esclusivamente di biglietteria. E poi che beneficio sanitario avremmo a portare la capienza all’80%, con un 20% di posti vuoti distribuiti qua e là?».

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