No Eminem no, eddai. Ennò, ancora con sta fissa. Ebbasta. Hai quasi cinquant’anni fratello. E capisco che sei incazzato perché il tuo disco Revival non è stato proprio un successone e gli altri amichetti rappers ne hanno parlato malino. Però, dai, fratello. No. Non puoi usare ancora insulti omofobi spacciandoli per gergo da battaglia (ok che sei del 1972, però dai, non ti credo più).
Tyler create nothin’, I see why you called yourself a faggot, bitch
It’s not just ‘cause you lack attention
It’s because you worship D12’s balls, you’re sack-religious
If you’re gonna critique me, you better at least be as good or better
Questi sono i versi incriminati di The Fall, estratto da Kamikaze, l’ultimo lavoro del rapper di Detroit uscito a sorpresa solo qualche giorno fa. L’attacco, in questo caso specifico, è diretto a Tyler, The Creator, reo di aver twittato un parere moooolto negativo sul singolo di Em Walk On Water, “dear god this is horrible shees how the fuck”. Marshall non deve averla presa benissimo, nonostante negli anni Tyler si sia sempre definito suo fan, arrivando a citare Relapse (il disco del 2009) come uno dei migliori album di sempre.
Questo non è bastato a proteggere Tyler dalla rabbia cieca di Eminem che, senza girarci troppo attorno, gli ha lanciato contro quattro barre belle-belle-belle omofobe, affibbiandoli l’etichetta di faggot (quello che da noi può essere tradotto come frocio), facendo gioco sui rumors sulla presunta bisessualità di Tyler, iniziati dallo stesso Tyler nel suo ultimo lavoro, Flower Boy. Negli States, il mondo dell’hip-hop è insorto, nonostante sia oramai abituato a certe sparate del suo principale esponente bianco, generando una discussione – soprattutto tra i fans dei rispettivi artisti – riguardo all’uso della parola in questione.
Chi si è schierato dalla parte di Eminem, sostiene che lui abbia semplicemente ripetuto un termine con cui Tyler si riferisce a se stesso. Il problema, però, è appunto questo: il contesto. In questo caso non stiamo parlando di Tyler che si definisce in un qualche modo, ma del fatto che Eminem si prenda la libertà di definire Tyler e usi la sua sessualità come fosse un problema, un qualcosa di cui vergognarsi, una lettera scarlatta.
Non è quanto questo diss offenderà Tyler, che magari se la riderà pure di gusto (per ora non ha rilasciato dichiarazioni), ma quanto questo possa offendere una comunità e fortificare un gretto preconcetto. A tal proposito, fu proprio Tyler a parlare di qualcosa di simile a MTV, nel lontano 2011 (ad appena vent’anni), “If it offends you, it offends you. If you call me a n****, I really don’t care, but that’s just me, personally. Some people might take it the other way”.
Eminem è quel genera di persona – e di rapper – che, in ogni intervista, ripete di non avere problemi con la sessualità altrui, finendo però ad utilizzare il termine frocio come insulto dispregiativo in riferimento agli omosessuali; come se l’omosessualità rendesse l’uomo meno uomo. Sarebbe carino iniziare a pensare che il rap non abbia carta bianca su tutte queste questioni sociali. Oramai siamo tutti quanti abbastanza grandi e istruiti per uscire da questo misero cliché.