Mexico e California, se li metti insieme, fanno Calexico. L’avventura di frontiera di Joey Burns e John Convertino è cominciata trent’anni fa, ma ancora definisce il sound che si respira a cavallo tra due mondi, due popoli, due culture. Chiamatelo, se volete, “fusion”, anche se elencare le componenti rende meglio l’idea (e giustizia): country, jazz e post-rock incontrano le sonorità latine dei mariachi, della cumbia, della tradizione tex-mex. E tutto questo, il 5 luglio, arriverà a Ravenna Festival per una notte di incanto a Palazzo San Giacomo a Russi (si comincia alle 21:30).
Ma i Calexico non saranno da soli: ad aprire l’esibizione saranno Don Antonio (al secolo Antonio Gramentieri) e Dalibor Pavičić (della band croata Bambi Molesters), che porteranno in scena il loro nuovo progetto congiunto Ghost Guitars, introducendo il tema del viaggio e del superamento dei confini con la loro collaborazione che unirà le due sponde del Mar Adriatico. “Dalla Romagna al mondo”: questo potrebbe essere il motto della prima delle due serate del Ravenna Festival a Palazzo San Giacomo, e un fil rouge per identificare lo spirito della nuova edizione del festival.
D’altronde, il fascino della natura selvaggia americana crea un immaginario potente, e l’idea del confine, come ricordava Giacomo Leopardi ne L’infinito, porta solo fertilità all’immaginazione. Lo sanno Burns (chitarrista e cantante) e Convertino (batterista), nucleo fondativo dei Calexico, nati in Arizona nel 1996 – i due si erano incontrati all’università in California, per poi cominciare a suonare insieme in un gruppo precedente, i Giant Sand. E, se ascoltando i Calexico doveste pensare di essere finiti nella colonna sonora di un film, non siatene sorpresi.
Preparatevi a un viaggio, dunque, a cavallo di musica. Come ha sottolineato Burns: «La pandemia ha reso più evidente quanto abbiamo bisogno gli uni degli altri e la musica è il mio modo di costruire ponti e incoraggiare l’inclusione e la positività. La tristezza e la malinconia non sono escluse, ma la musica è la scintilla che innesca il cambiamento e il movimento». È questo lo spirito sotteso all’ultimo album della band, El Mirador. E, tra voli psichedelici, deserti misteriosi e cavalcate country, ognuno troverà la propria chiave di lettura.
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