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Impeccabile Elton John: il baronetto incanta Mantova

Il cantante inglese ha stregato gli 8mila spettatori di piazza Sordello con un concerto perfetto ed una scaletta straordinaria che ha raccontato 50 anni di successi

Impeccabile Elton John: il baronetto incanta Mantova
 
Elton John è la dimostrazione vivente che non si diventa leggende della musica per puro caso, per un colpo di fortuna, grazie ad uno staff preparato o ad ottime strategie di marketing. Il suo concerto in piazza Sordello a Mantova (il primo di una lunga serie che contiene, tra gli altri, Alvaro Soler il 20 luglio e Sting il 28) è stato impeccabile. Davvero impeccabile: potrei continuare a scrivere questa parola a ripetizione fino a riempire la pagina, e sarebbe la descrizione forse più precisa e puntuale per lo spettacolo di questo piccolo grande uomo, capace di sorprendere anche chi già si aspettava la magia vibrare nelle sue corde vocali. 
 
L’incantesimo comincia alle 20,52, con otto minuti di anticipo, quando il baronetto – 70 anni precisi portati con classe ed il consueto carico di glitter e paillettes tra giacca ed occhiali – apre il live con The Bitch Is Back. Giusto il tempo per gli oltre 8mila fan di correre attoniti verso il palco e parte uno dei più grandi successi degli anni Settanta: Bennie And The Jetts. «Grazie Italia, grazie Mantòva – risuona la sua splendida voce da dietro al pianoforte a coda -. Sono molto felice di essere qui».
 
Il resto è un viaggio sonoro attraverso esperienze e dolori, dagli anni Sessanta fino all’ultimo album Wonderful Crazy Night, che dà il nome alla serata. Mai un errore, mai un’insicurezza per il cavaliere britannico, accompagnato da una band di colossi come il batterista Nigel Olsson (con lui fin dagli esordi), il direttore musicale Davey Johnstone alla chitarra (che per primo ha registrato con Elton nel 1971 e si è unito un anno dopo alla band a tempo pieno), Matt Bissonette al basso, John Mahon alle percussioni e Kim Bullard alle tastiere. 
La scaletta scorre elegante e fa sognare il pubblico con I Guess That’s Why They Call It the Blues, Take Me To The Pilot, Daniel, Looking Up e A Good Heart, quando Elton fa una delle rarissime pause per parlare dei recenti attentati: «C’è stata moltissima violenza di recente in Europa: vorrei tanto che finisse perché il mondo è un luogo buono. L’unica cosa che posso fare è cantare per tutte le vittime della violenza e per chi ha sofferto». 
 
Seguono Philadelphia Freedom e I Want Love, ma è da Tiny Dancer in poi che la folla è dentro ad un sogno: commozione su Rocket Man mentre scorrono immagini della terra vista dallo spazio, poi Have Mercy On The Criminal, brano che di rado il baronetto inserisce in scaletta, una versione straordinaria di Sorry Seems To Be The Hardest Word ed una ancora più emozionante di Your Song. Il retro del palco si illumina a giorno e appare una fotografia di George Michael insieme alle note di Don’t Let The Sun Go Down On Me, brano con cui i due artisti duettarono al Live Aid del 1985 al Wembley Stadium di Londra. Si prosegue con Standing, Crocodile Rock, Your Sister Can’t Twist (But She Can Rock’n Roll e Saturday Night’s Alright For Fighting, fino alla chiosa con Candle In The Wind, dedicata al compianto Gianni Versace nell’anniversario della scomparsa. 

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