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Italian Nightclubbing: la notte italiana oltre il Piper

Oggi è il compleanno dello storico locale romano, ma ci sono molti altri club italiani da celebrare. Ne parla un libro dedicato alla vita notturna negli anni '60, '70 e '80
Inviti alle serate dei club di Firenze negli anni '80

Inviti alle serate dei club di Firenze negli anni '80

Il 17 febbraio 1965, in via Tagliamento a Roma, inaugura il Piper con un concerto dei Rokes e l’Equipe 84. Il club diventa nel giro di pochissimi anni la casa dei beat, dei capelloni e delle ragazze in minigonna, passano tutti i gruppi che contano nella scena musicale degli anni ’60, e i personaggi della scena artistica e culturale come Mario Schifano e Alberto Moravia – e della “Ragazza del Piper” Patty Pravo.

Ed è certamente giusto celebrare questo pezzo di storia del clubbing italiano, ma troppo spesso il ricordo si limita a questo locale, e magari a La Capannina di Forte dei Marmi, la sala da ballo dei cummenda in vacanza. Facile per questi locali, che hanno avuto le loro comparsate in film cult o in fiction discutibili. Meno conosciute ma decisamente più affascinanti sono le storie del primo concerto di Bob Dylan in Italia al Folk Studio di Roma, o il litigio tra Tenco e i capelloni nel 1966 al Beat 72 sempre a Roma, o l’aftershow dei Beatles al Charly Max di Milano, poco considerati dai matusa presenti. Oppure pochi sanno degli arredi fantascientifici dell’Altromondo Studios di Rimini del Gruppo Strum (il locale c’è ancora, ma non c’entra più nulla) o del Gruppo 9999 per lo Space Electronic di Firenze. E questo solo negli anni ’60.

Poi negli anni ’70 sono arrivate la Baia degli Angeli, prima discoteca italiana sul modello dei disco club americani – chiuso ’79 dopo il ritrovamento di una ragazzo morto di overdose nel parcheggio, e riaperto dall’85 con il nome di Baia Imperiale – e il Cosmic di Lazise, con le astronavi in pista, il Divina di Milano, detto “lo Studio 54 italiano”, e il Kiss Kiss di Napoli. E poi i nuovi locali del cambiamento di contesto sociale post-1977,  come il Pancreas (o Punkreas) di Bologna aperto a novembre 1978 per soli quattro mesi, di cui restano gli storici concerti degli Skiantos, oppure lo Studio 2 di Torino, il posto dei punk e dei wavers che ora è un condominio. Stessa sorte che è capitata al Rolling Stone di Milano, nato nel 1981, vicino alla discoteca Plastic, nata un anno prima, dove bazzicavano Grace Jones e Keith Haring e si organizzavano le prime serate gay di Milano (l’hanno dovuto chiudere per l’arrivo del Papa in città). E negli stessi anni di questi ultimi due apre lo Slego di Viserba – diceva il detto «se non sei stato allo Slego non conosci gli anni ’80» e poi il Tenax di Firenze, dove si esibivano i New Order, Spandau Ballet, Visage, Bauhaus e (ovviamente) i Litfiba.

La storia del clubbing anni ’60-’70-’80 l’hanno messa insieme Alessandra Izzo e Tiziano Tarli nel libro Italian Night Clubbing (edito Arcana), che al di là delle nostalgie è un buon documento della vita notturna italiana di quegli anni, sia a livello enciclopedico che per i ricordi in chiusura del libro di Cecchetto, Roberto D’Agostino, Dj Ringo, Ernesto Assante e molti altri.

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