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James Blake: le case discografiche «dovrebbero essere obbligate a pagare un terapeuta agli artisti»

Spiegazione: «Non è giusto guadagnare grazie ai nostri traumi senza aiutarci ad affrontarli»

Foto press

Le case discografiche dovrebbero essere obbligate a pagare un terapeuta agli artisti. Lo ha scritto James Blake in una serie di tweet aggiungendo che non è giusto da parte loro «guadagnare grazie ai nostri traumi senza aiutarci ad affrontarli».

Il musicista inglese ha aggiunto che anche gli organizzatori di concerti e i manager dovrebbero contribuire: «Tutti hanno un interesse personale affinché l’artista abbia successo, ottenerlo però significa sradicarlo dalla rete di sostegno, dalla famiglia e dagli amici, e gettarlo in uno strano mondo alienante fatto di tour e rapporti parasociali».

In passato, Blake si è espresso, parlando con NME, sull’impatto sulla salute mentale dei tour, una cosa di cui per decenni non si è discusso: «Molti musicisti che sono agli inizi non conoscono le insidie dei tour e di questo tipo di vita» e invece bisognerebbe porsi delle domande e soprattutto «parlarne con qualcuno», ovvero un terapeuta.

Di recente Blake si è lamentato del fatto che «vi hanno fatto il lavaggio del cervello convincendovi che la musica è gratis», aggiungendo che se si vuole musica di qualità bisogna pagarla e che i musicisti si sono trasformati in influencer.

Pochi giorni dopo, ha lanciato Vault, una piattaforma di streaming in cui lui ed eventualmente altri artisti che vogliono aderire possono pubblicare musica inedita, che non si trova altrove, decidere il prezzo, avere un contatto diretto col pubblico, in una sorta di ibrido tra i servizi tradizionali di streaming e Patreon.

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