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JazzMi spiegato da chi lo fa

La rassegna jazz più attesa dell'anno sta per tornare dal 2 al 12 novembre. Abbiamo parlato con i proprietari di Blue Note
Fonte: Facebook

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Con un programma spaventoso di eventi, workshop e incontri con il pubblico, JazzMi torna a Milano dal 2 al 12 novembre. Dando una rapida occhiata al programma, ci ci si mette davvero un secondo per capire che non capitano tutti i giorni eventi del genere. Nemmeno in una città attiva culturalmente quanto Milano.

Abbiamo parlato con Andrea De Micheli e Luca Oddo, rispettivamente amministratore delegato e presidente di Casta Diva Group, azienda proprietaria di Blue Note Milano che insieme a Ponderosa Music & Art e a Teatro dell’Arte rende possibile JAZZMI.

Di cosa si occupa di preciso Casta Diva Group?
Il nostro gruppo si occupa principalmente di due cose: eventi corporate come convention per grandi aziende e spot pubblicitari. Abbiamo anche una società di post-produzione recentemente acquisita e da un anno anche il Blue Note.

Come mai il Blue Note? Volevate togliervi uno sfizio?
No, c’è una ragione tecnica: il Blue Note Milano era una società quotata nel mercato sul quale noi volevamo andare.

Non vi occupate di musica ma avete un’affinità con il Jazz. Come nasce?
Io (Luca) suono la batteria e mi piace molto interpretare il jazz. Io invece (Andrea) amo la musica in generale, quindi anche il jazz. Per questo abbiamo l’obbiettivo di togliere da Blue Note l’aura di tempio e svecchiarlo.

E forse anche il jazz.
Si, forse anche il jazz, che comunque se la cava abbastanza bene da solo. Questa è la seconda edizione di JazzMi. La prima io l’ho frequentata parecchio, sarò andato a 20 degli 80 eventi programmati nei 10 giorni. Ed era pieno, strapieno di ragazzi. Per avvicinarli al Blue Note abbiamo creato la formula del “Nice Price” al secondo spettacolo, quello delle 11. Costa 10€ in meno, si trovano spettacoli anche a 15€. Se si beve una birra alla fine si spende 20€, non una fortuna.

Non ho mai capito perché anche i borderò della SIAE del Jazz costano di più. Perché il jazz costa di più?
È uno dei temi che sarà dibattuto nella sezione JAZZDO.IT It del festival, organizzata con il sostegno della SIAE. Saranno gli stati generali del Jazz. JAZZMI diventa promotore di un discorso sul jazz che vale per l’Italia e per l’estero. JAZZMI è gemellato con altri festival all’estero – sempre di jazz – e con questa iniziativa (che sarà presentata prossimamente nel dettaglio) si affronterà il tema della promozione del genere per farlo diventare quello che era prima, cioè estremamente popolare. A volte nella musica succede questa cosa… vedi la lirica, vedi il jazz, i due generi più popolari che c’erano sono diventati elitari, di nicchia.

Alcuni nomi del programma

Avete piani di espandervi anche nella lirica?
No, noi siamo degli operatori della comunicazione per le aziende, fondamentalmente.

Sulla scelta artistica invece voi due soci avete voce in capitolo? Avete preferenze?
Abbiamo preferenze ma la selezione è affidata a espertissimi che non vogliamo influenzare. Per il Blue Note è Nick the Nightfly di Radio Montecarlo. La cosa curiosa: negli anni ’30 c’era la tradizione di fare le trasmissioni radio direttamente dai locali, come al Cotton Club. Il Blue Note ha mantenuto questa tradizione e il mercoledì facciamo la stessa cosa. Nick ha dato una mano per tutti i concerti del Blue Note. Per JAZZMI invece i veri direttori artistici sono quelli di Ponderosa, insieme a noi e Teatro dell’Arte.

Non avete paura che un evento come JazzMI possa sovrapporsi, non temporalmente ma stilisticamente, a qualcosa come Piano City?
Gli organizzatori di Piano City sono gli stessi di JAZZMI, quindi direi di no. Non credo. Anche se ci saranno tantissime proposte molto diverse, dal classico al più moderno acid jazz, r&b, fusion, musica etnica, c’è un po’ di tutto.

Anche De La Soul, ospiti che hanno campionato il jazz ma non lo suonano.
Si. Insomma abbiamo un’offerta variegata ma sempre a partire dal Jazz. Piano City no, è ancora più eterogeneo.

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