Jovanotti sta facendo ballare l’estate italiana. Un’estate di stadi, tutti sold out, in 10 città per 13 date: Rolling Stone Italia ha seguito Lorenzo Cherubini da un caseggiato nei dintorni di Lower Manhattan al prato di San Siro e gli dedica la copertina in edicola dal 9 luglio, con una storia-intervista lunga un mese. Boom!
Il live di Lorenzo “Jovanotti” Cherubini comincia con un piccolo film. Nel piccolo film, una specie di dea fatata/coscienza dell’universo, interpretata dalla meravigliosa Ornella Muti, dice a un possibile Lorenzo del futuro (siamo nel 2184) le parole che leggerete in cima all’editoriale del numero di Rolling Stone di luglio: un invito a ristabilire il disordine. Possibile che non ci sia più niente da sbagliare? L’ordine ha ucciso le anime.
Come sempre, Lorenzo è nel futuro e, come sempre, è ottimista – cavalca l’onda, non ne è spaventato. E che il fenomeno pop, diventato tale con le canzonette che facevano storcere il naso ai più esigenti, oggi costruisca universi multisensoriali, a partire da un concerto rock’n’roll, era di fatto imprevedibile.
Il caos organizzato, il bombardamento di stimoli, l’invito a saltare e fottersene un po’, la necessità di produrre comunicazione a 360 gradi, tutto viene dai padri nobili del mix tra canzonetta e costruzione di mondi disordinati – i Beastie Boys e prima di loro forse da Bowie, altra ispirazione, forse inconsapevole, dello show di Jovanotti. Così come lo stimolo a resistere al buio dell’immobilità in nome di un generico, liberatorio, slancio energetico, una mania contagiosa del non star fermi, dell’irrequietezza come modus vivendi che oggi, proprio oggi, non possiamo ignorare.
VIVO COSTANTEMENTE
CON LA SENSAZIONE DI ESSERE SEMPRE UN PO’ INADEGUATO, SEMPRE UN PO’ AL DI SOTTO
DELLE MIE ASPETTATIVE
Il “ragazzo fortunato” si è raccontato a Massimo Coppola a cominciare dai ricordi del liceo – «Ero uno sfigato e la bella della scuola non me la sono mai fatta, però non era un problema. Mi ero innamorato della musica. Non ho avuto l’adolescenza, come i calciatori. I calciatori non hanno avuto un’adolescenza. Non avevo bisogno di farmi accettare dagli altri, la musica era il mio mondo» – e rivelando anche il suo rapporto con i momenti difficili e le fragilità: «Io vivo costantemente in una condizione di fragilità, è il fiume che scorre sotto terra no? Mia moglie mi dice sempre: non ti godi mai un cazzo. Vivo costantemente con questa sensazione di essere sempre un po’ inadeguato, sempre un po’ al di sotto delle mie aspettative».
Jovanotti ha sempre le idee chiare sullo stato dell’arte: «In Italia non sappiamo cosa sia il pop, l’abbiamo rifiutato, e quindi siamo indietro di 100 anni rispetto a tutto il resto del mondo. Adesso rivalutiamo pezzi come Gloria di Tozzi, ma io già li amavo. È un pezzo che ha già dentro tutto quello che poi a me è piaciuto della musica». E sul mondo dei rapper e dell’hip hop in Italia l’analisi è originale: «Manca un’industria. Manca il manager, mancano i rompicoglioni, mancano i Cecchetto. Perché un artista da solo non può fare niente. Manca il Vaticano, rispetto agli artisti ai quali dava le committenze, no? Pensa al Caravaggio, avrebbe dipinto solo prostitute senza mascherarle da madonne… e questo forse avrebbe tolto quel mistero che ancora ci emoziona».
L’intervista integrale sarà in edicola dal 9 di luglio e disponibile in 7 video-puntate sul sito di Rolling Stone. Guarda tutti gli episodi.
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In America diventa vietato vietare i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Il mensile festeggia colorando arcobaleno la testata Rolling Stone di questo numero