“Savage Young Dü” di Husker Dü
Qualche mese fa era partita sui Social Network una specie di caccia all’indizio su questa fantomatica “nuova cosa degli Husker Dü”. Ora sappiamo che tutto quel subbuglio di post e frecciatine alludeva a Savage Young Dü, una sostanziosissima raccolta antologica sui primi tre anni di vita degli scalmanati di Minneapolis. Non un semplice Best of delle origini però, visto che tre quarti della settantina di pezzi nel bundle (che contiene anche vari 45 giri ristampati e un boklet pieno di foto e testi) sono di fatto pezzi inediti. E non è un caso se ad aprire la tracklist di demo c’è l’hardcoreggiante Do You Remember? che nel titolo racchiude l’origine stessa del nome della band—un vecchio gioco da tavolo danese che tradotto significa proprio “Ti ricordi?” Insomma, chi è un vero fan avrà capito che parliamo di uno di quei regali che ti svoltano il Natale, una raccoltona appetitosa che documenta i primi vagiti dei tre rocker prima della firma con la SST Records.
“Synthesis” di Evanescence
Se mai c’è stata un’epoca d’oro degli Evanescence, sicuramente non è questa. Né tantomeno del gothic in generale. Anche loro l’hanno capito, infatti col tempo hanno pensato di svuotare i brani e sostituire le chitarrone distorte con strutture più minimale. Tanti archi, pad e persino dei pattern di batteria elettronica. Nessuno sconvolgimento stilistico però sta salvando la band da un inesorabile declino iniziato più di una decade fa. Una prova di questa tesi è la cover dell’unico grande successo Bring Me To Life piazzata a metà della tracklist del nuovo Synthesis. Come a voler dire: “Ehi, ve la ricordate? Amateci ancora come facevate a quei tempi.”
“Reputation” di Taylor Swift
Mettiamo da parte per un attimo tutte le riserve che si possono nutrire verso una popstar tipicamente adolescenziale come Taylor Swift e concentriamoci sul fatto che, almeno sul terzo pianeta partendo dal Sole, la ragazza è una delle figure più seguite quando si parla di musica. E se la principessina del pop globale decide che gli anni Ottanta dell’ultimo 1989 sono finiti, allora possiamo anche dimenticare Stranger Things, Bruno Mars e tutto questo revival ormai stantio. OK, non sarà il figo come il nuovo di Fever Ray o di Zola Jesus, ma Reputation offre una buona alternativa alle frivolissime divagazioni stracciamutande di, boh, Ed Sheeran, Selena Gomez, Maroon 5 e potrei continuare all’infinito. L’opera più dark di un’artista che finora si è sempre spaparanzata al sole con un ombrellino nel Mai Tai.
“Oh, Vita!” di Jovanotti
Non è ancora uscito il nuovo disco di Jova, però proprio oggi sul canale YouTube di quel vecchio volpone è spuntato il video della title track, Oh, vita! E in un mondo dove—piaccia o meno—le nuove rockstar sono i rapper, il buon Jova torna di nuovo a fare qualcosa che aveva inziato a fare 30 anni fa prima di molti: le rime. “Ormai sono uno standard, un grande classico” rappa nel video in bianco e nero che offre (e con lui il testo) uno spaccato decisamente ottimistico (e quindi jovanottiano) della vita di oggi, magari in una grande città come Roma. Jova lo sa che in questi ultimi 30 anni il rap si è evoluto, ma è anche giusto che il suo rappato rimanga quello stile old school di 30 anni fa. Voglio dire, ai tempi di Sei come la mia moto faceva un po’ il verso ai dischi fatti da Rick Rubin. Ora che finalmente si è potuto permettere il Re Mida dei produttori, non vorrai mica metterti a rappare come Sfera Ebbasta? In più, l’arrangiamento è piuttosto scarno, non propriamente quello da singolo radiofonico. Scelta coraggiosa (per quanto lo possa essere un pezzo pop) e, il coraggio, lo si apprezza sempre.