Rolling Stone Italia

Justin Bieber, un mannequin challenge da 15 mila persone. Il report del concerto bolognese

Un doppio tutto esaurito all'Unipol Arena e una data estiva in arrivo all'iDays Festival, ma lui tira dritto per la sua strada e continua a fare festa con i suoi beliebers senza preoccuparsi del come e del perché. Ansia, questa sconosciuta
Justin Bieber live all'Unipol Arena di Bologna il 19 novembre 2016 - Foto di Lavinia Parlamenti

Justin Bieber live all'Unipol Arena di Bologna il 19 novembre 2016 - Foto di Lavinia Parlamenti

Per spiegarvi correttamente che cos’è un mannequin challenge dovrei tornare nuovamente alla modalità teen che mi sono autoimposta ieri partendo per Casalecchio di Reno, Bologna. Partenza con BlaBlaCar alle 13, si va al concerto di Justin Bieber all’Unipol Arena! Ma forse, dovreste provare anche voi a entrare in quello stato di beatitudine adolescenziale per capirci qualcosa. Di come la doppia tappa italiana del Purpose Tour si è trasformata in un doppio tutto esaurito già lo scorso gennaio, ad esempio. Tanto che pochi giorni fa il teen-idol ha annunciato la propria presenza all’iDays Festival insieme al pressoché coetaneo Martin Garrix. I miei nuovi compagni di merende non mancheranno, anche quelli che hanno fatto entrambe le date bolognesi non vedono l’ora di tornare a far parte di quella che – tolti i monumentali effetti speciali, le coreografie, gli incredibili visual proiettati a 360° ovunque sul palco, i lustrini e i fischioni – si rivela essere una gigantesca ed edulcorata festa a base di patatine e soft drink. Durante questo tipo di concerti è infatti vietato somministrare alcolici, ovunque. Questa è la prima regola del fight club di Justin Bieber.

Inserita dunque la modalità quindicenne mi scaldo la voce con i MiC LOWRY, che tra una cover di Rihanna e una di Phil Collins pubblicizzano la loro presenza su Spotify. Una chitarra e 5 cantanti, praticamente un gruppo vocale. Finiti loro parte l’ormonella vera, quella che finora avete immaginato solo davanti ai docu-film sui Beatles. Quelle folle urlanti e in tensione, che scattano a ogni minimo cambiamento sul palco. Sul megaschermo, l’unico acceso finora, parte una sorta di video-curriculum di Justin (a partire dallo spot di Calvin Klein) e un messaggio registrato da lui in persona nel backstage, la folla va in delirio e parte il BOATO. Tenetevi un po’ di voce, devono ancora esibirsi i The Knocks e al vostro idolo manca ancora più di un’ora, cari teen. E lo scrivo al maschile perché tra i 15 mila paganti presenti ieri sera all’Unipol c’erano anche tanti ragazzi ventenni, bellissimi cloni del loro idolo. Teen-idol non vuol dire solo idolo delle ragazzine dunque e Justin Bieber ne è la dimostrazione vivente.

Alle nove spaccate si spegne tutto, alla prima luce parte un’incredibile BOATO e il nostro eroe fa il suo ingresso dall’alto dentro a una gabbia di vetro sulle note di Mark my words scrivendo sulla parete qualcosa. Ragazze state calme, piuttosto avete notato che è mancino? Da lì in poi uno show da manuale, un’alternanza di playback che per forza di cose suona perfetto come su disco ma amplificato da uno show di tutto rispetto. Volumi pazzeschi, luci, laser, coreo, passetti, moonwalk al contrario, ballerini/e in total white e ancora fischioni, laser, fumi e un chilometrico dancefloor vuoto simulato dai visual sul palco. Sulle note di I’ll show you gli calano sulla testa una campana di monitor semitrasparenti per fargli roteare intorno una serie di visual simili a quel filtro Snapchat con le farfalle e la luminescenza. Qui finalmente si riesce a capire che sta cantando davvero, finalmente qualche sbavatura nella voce, allora è umano. Allora non è solo playback. Ovviamente, quando finisce la canzone è di nuovo BOATO.

Siamo pronti alla prova del nove, ovvero l’infilata chitarra e voce di Cold Water e soprattutto Love Yourself (qui interpretata magistralmente da Morgan Freeman), che durante la prima data è saltata. Justin le suona comodo da un divano in velluto rosso, sorridente e intonato come poche cose al mondo, come uno che l’ansia se la mangia a colazione con i cereali dall’età di quindici anni. Parliamo dei tempi di One Time e di Baby, una delle canzoni più colorate e più attese, riproposta in chiusura per entrambe le tappe italiane tra i pezzi più conosciuti dell’ultimo album Purpose. E parliamo di What do you mean? e Sorry, le più cantate, accolte da un gran BOATO fin dai rintocchi dell’intro della prima.

«La mia canzone preferita è Baby» mi conferma una piccola belieber di 11 anni arrivata dalla Calabria proprio per il concerto del suo idolo, ad accompagnarla il papà concentrato sul derby milanese. «Mi sono innamorata di lui quando l’ho sentita la prima volta, avevo tre anni, e ora lo amo ancora di più». Mi smolla appena inizia As long as you love me, e se avete pensato a quella dei Backstreet Boys siete comunque dei millenials, ma per poco. E non sarà semplice spiegarvi il senso dell’ultima trovata esplosa sui social, il mannequine challenge appunto. Le regole del gioco sono semplici in realtà e il nostro Justin ha deciso, come al solito, di fare le cose in grande: filmare 15 mila persone immobili come dei manichini per poi aggiungere in post-produzione Black Beatles di Rae Sremmurd come colonna sonora. Aspettiamo il risultato tenendo monitorati i canali social del cantante, che ha recentemente deciso di disintossicarsi da Instagram.

Insomma siamo alla fine e Justin ha passato con noi due ore in cui ha fatto davvero di tutto, compresi i salti mortali sul tappeto elastico comparso in mezzo all’Arena a metà esibizione. Ha guidato 15 mila persone durante un mannequine challenge, ha suonato due canzoni chitarra e voce, e un assolo di batteria, ha tenuto una sorta di meet&greet con le fan saltando solo una domanda e ha ballato per quasi due ore seguendo tutte le coreo con i ballerini, ma in maniera molto più distratta e quasi scazzata, cazzogliene lui è lui. Lui è Justin.

Quanto a me mi sono divertita, ma che ve lo dico a fare tanto qualunque cosa scriva mi lincerete comunque.

Iscriviti