Kanye West ha ripreso a twittare sulla svastica: «Ho dimostrato che gli ebrei non mi controllano più» | Rolling Stone Italia
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Kanye West ha ripreso a twittare sulla svastica: «Ho dimostrato che gli ebrei non mi controllano più»

Ye cerca di giustificare il suo comportamento: la t-shirt col simbolo nazista serviva a dimostrare che «ci hanno programmati», i tweet matti per far capire che è intoccabile. Oscurando il suo e-commerce, Shopify ha fatto una «pussy thing» e comunque «i buoni amici sono quelli che ti lasciano guidare da ubriaco»

Kanye West ha ripreso a twittare sulla svastica: «Ho dimostrato che gli ebrei non mi controllano più»

Kanye West/Ye

Foto: Mert & Marcus

«I veri amici sono quelli che ti lasciano guidare da ubriaco». Lo scrive Kanye West su X, dov’è tornato dopo lo sfogo nazistoide e antisemita di un paio di settimane fa e dopo aver cancellato tutti i suoi tweet. Dal tono dei nuovi messaggi, si direbbe che per Kanye i veri amici sono anche quelli che ti lasciano twittare da ubriaco.

«I am the bag», ha scritto ieri sera (ora italiana) Ye, il primo di una serie di tweet in cui è tornato sul suo argomento preferito, gli ebrei, e soprattiutto ha cercato di dare una motivazione razionale all’idea di produrre una t-shirt con la svastica. Il rapper presenta la sua mattana su X come un esperimento per vedere fino a che punto può arrivare senza essere fermato. Anzi, come dice lui, «ho detto tutte quelle cose politicamente scorrette» eppure il giorno dopo «fra tutte le mie attività ho guadagnato 40 milioni di dollari».

Dopo aver scritto, con tanto di faccina che ride, che nessuno vuol produrre la sua t-shirt con la svastica (Shopify ha oscurato il sito di Yeezy dov’era in vendita) e avere regalato al suo pubblico la massima sugli amici che ti lasciano guidare da ubriaco, introduce il concetto di «Jew proof».

«Il mio ultimo sfogo su Twitter era per il 90% a prova di ebreo», scrive. «E che cosa significa essere a prova di ebreo? Be’, due anni fa ho twittato superando il livello di massima allerta sugli ebrei e sono certo che nessuno lo ricorda». Segue faccina che ride fino alle lacrime. All’epoca «pochi ebrei, non l’intera razza per l’amor del cielo, si sono messi assieme e hanno fatto di tutto per annientarmi. Non voglio fare la vittima, lo dico solo per rinfrescarvi la memoria».

Questa volta è andato oltre e ha «espresso ogni possibile idea “cancellabile”, ho fatto di tutto. Ho stuzzicato la CBS per vedere se avrebbero comunque passato il mio spot al Super Bowl dopo aver visto i miei tweet politicamente scorretti» (lo spot è andato in onda, ma non conteneva messaggi controversi).

L’altro suo argomento preferito è la svastica. Kanye West non sapeva che lo stesso simbolo può avere un valore diverso passando da una cultura all’altra e quindi ha deciso che, avendo visto forme simili nei Paesi orientali, doveva assolutamente sdoganare la svastica. «L’idea della t-shirt mi girava per la testa da più di otto anni. Mi intrigava l’idea che un simbolo come quello portasse con sé tanta programmazione», ovvero il fatto che nell’Occidente dove si è combattuto il nazismo la svastica non abbia un significato neutro.

«In Giappone ho avuto un sussulto quando ho visto sui vestititi le svastiche», scrive Ye facendo riferimento a una forma simile ma non uguale alla croce uncinata nazista, una forma che in molti Paesi orientali ha un significato positivo legato alla religione. In Giappone si chiama manji ed è di buon auspicio, i bracci della croce sono a volte piegati verso sinistra e non verso destra come nella Germania nazista. «Mi sembrava illegale persino guardarla, siamo stati programmati fino a questo punto. Ho poi scoperto che la svastica ha vari significati e vari nomi» (quella che Kanye ha riprodotto sulla t-shirt non è la svastica buddista, indiana o giapponese, è la svastica nazista e l’ha accompagnata da frasi come «sono un nazi»).

La conclusione: «Scriverò ora in modo più poetico perché sto finendo il mio verso per l’album di Game. Ecco cosa significa l’idea di essere a prova di ebreo. Ho detto tutte quelle cose politicamente scorrette e nessuno è stato in grado di fermarmi, ricattarmi, minacciarmi affinché cambiassi qualcosa. E ho fatto 40 milioni di dollari il giorno dopo, tra i miei vari business».

«Conosco e voglio bene a un sacco di ebrei, e ci lavoro ancora assieme. Quel che ho voluto dimostrare è che gli ebrei non mi controllano più. Ci sono sempre delle perdite in guerra e io ho perso il mio designer preferito di Yeezy, Simon. È stato lui a fare il mio vestito dei Grammy. È stata una brutta perdita. Abbiamo perso anche Malcom, il nostro lead stylist». Un giorno, si augura il rapper, «capiranno perché ho dovuto fare quel che ho fatto e saranno in grado di perdonare il metodo che ho usato».

In quanto a Shopify che ha oscurato il sito di Yeezy dov’era in vendita la maglietta con la svastica, «quella è stata una grande vittoria perché odio Shopify e l’ho sempre odiata. Sapevo che avrebbero fatto una cosa da fighette come questa. Chiunque sia su Shopify sa che controllano il tuo mercato, che hanno tutti i tuoi dati, che aumentano valore di Shopify, escludendo i brand». Infine, si rivolge al presidente di Shopify, che per inciso è ebreo: «Harley Finkelstein, fammi sapere che questa cosa l’ho capita bene». E infine: «I know I didn’t grajatate», che sta forse per graduate, ovvero: so che non sono laureato, ma il business lo capisco comunque.

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