Sei minuti e 30 secondi. È questo il tempo utilizzato da Kendrick Lamar per mettere una pietra (tombale) al beef con Drake. Un brano – Euphoria (disponibile solo su YouTube) – studiato in due parti, con due cambi di beat e una serie di variazioni di flow per dimostrare al rivale una superiorità lessicale e stilistica.
Dopo che Drake aveva chiamato Kendrick alla risposta in Taylor Made Freestyle (ora rimosso dai distributori cancellati – qui vi spieghiamo il motivo), il rapper di Compton ha deciso di attaccare su tutti i fronti “l’attore che una volta conoscevamo e che adesso sembra un paranoico”: un colpo a livello artistico (“non sei un rapper, sei una artista-truffa che spera di essere accettato”), un altro sulla credibilità black (“Tommy Hilfiger si è fatta avanti, ma la Fubu non ha mai voluto una tua collezione” – qui il riferimento al brand Tommy Hilfiger che a inizio 2000 si era dissociato dalla comunità hip-hop rispetto a Fubu, un brand della comunità nera il cui acronimo è ‘For US by US’, da noi per noi), una serie di spintoni verbali puramente razziali (“Non vogliamo più sentirti dire la parola ‘N*gga’”, e “quanti featuring di artisti neri devi ancora fare prima di sentirti abbastanza nero?” – qui l’accusa di Kendrick è della scelta di Drake di definirsi nero nonostante sia bi-razziale, avendo una madre bianca) oltre ad un uno-due sull’utilizzo dell’IA nel replicare la voce di Tupac e Snoop Dogg (“mi sto sfidando con un fantasma o con un IA?” e “un canadese ha fatto rigirare Tupac nella sua tomba”).
Drake risponderà o si mettere l’anima in pace?