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La condanna a morte del rapper iraniano Toomaj Salehi è stata annullata, dovrà andare di nuovo a processo

La Corte Suprema iraniana ha bocciato il verdetto del tribunale che ad aprile aveva condannato l'artista alla pena capitale per la sua produzione musicale, critica nei confronti del governo del Paese
(da USA) toomaj salehi

Foto: Pat Batard/Hans Lucas via AFP

La condanna a morte di Toomaj Salehi, il rapper iraniano dissidente che aveva ricevuto la sentenza ad aprile per aver pubblicato musica critica nei confronti del governo del Paese, è stata annullata questo sabato. Ora l’artista dovrà andare nuovamente a processo.

L’avvocato di Salehi, Amir Raesian, ha scritto sui social che «come ci aspettavamo, la Corte Suprema ha evitato un irreparabile errore giudiziario». La Corte avrebbe riconosciuto che «anche la primissima sentenza emessa (6 anni e 3 mesi) non era conforme con le regole riguardanti la molteplicità dei crimini, e che si trattava di un eccesso di pena».

Salehi era stato arrestato nell’ottobre del 2022 durante le proteste in seguito alla morte di Mahsa Amini, ventiduenne arrestata dalla polizia morale iraniana e deceduta sotto loro custodia. Il tribunale aveva giudicato Salehi colpevole di «diffusione della corruzione sulla terra» per aver pubblicato musica i cui testi criticavano le scelte del governo del Paese e aver incitato i follower a ribellarsi contro lo status quo.

Dopo l’arresto erano circolate varie testimonianze secondo cui Salehi sarebbe stato detenuto in isolamento e torturato. Alcuni rappresentanti delle Nazioni Unite hanno dichiarato che all’artista erano stati rotti il naso e varie dita, oltre ad aver riportato traumi alle gambe. Inoltre, erano stati sollevati dubbi circa le modalità di svolgimento delle udienze, forse svoltesi a porte chiuse e senza l’avvocato di Salehi in aula.

Ad aprile, Salehi (33 anni) era stato condannato alla pena di morte per impiccagione, sentenza per cui i suoi legali avevano detto di voler fare ricorso.

La condanna a morte aveva provocato forti reazoini da parte di governi e gruppi di pressione, oltre che da parte di artisti come Coldplay e Sting. L’ufficio del rappresentante speciale degli Stati Uniti in Iran ha condannato «fermamente la sentenza», menzionando la condanna a cinque anni di carcere inflitta a un altro artista, il rapper curdo-iraniano Saman Yasin.

A seguito della decisione della Corte Suprema iraniana, l’Index on Censorship della Human Rights Foundation (organizzazione che si occupa di promuovere e monitorare la libertà di parola nel mondo, ndr) e il team di legali internazionale di Salehi hanno detto che «sebbene la decisione della Corte rappresenti un’importante rettifica del trattamento crudele e non conforme alla legge subito da Salehi, è ora di vitale importanza che i suoi diritti siano debitamente rispettati».

«Il caso di Salehi è stato rimandato al primo ramo della Corte rivoluzionaria di Isfahan per essere nuovamente giudicato. Anche solo un breve periodo di carcere sarebbe un’ingiustizia: Salehi nulla ha fatto se non sottolineare il diritto suo e dei concittadini iraniani di essere rispettati. Deve essere libero di continuare a fare musica e di ricevere le cure mediche adeguate per le conseguenze della prigionia. Deve inoltre essere libero da qualsiasi forma di prigionia, abuso o persecuzione».

Da Rolling Stone US.

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