La docuserie di 50 Cent sulle violenze di Sean “Diddy” Combs arriverà su Netflix | Rolling Stone Italia
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La docuserie di 50 Cent sulle violenze di Sean “Diddy” Combs arriverà su Netflix

«La storia di Sean Combs non è la storia dell’hip hop», dice il rapper di ‘In Da Club’. Intanto, secondo i figli di Puff Daddy l’autobiografia della madre sarebbe falsa

La docuserie di 50 Cent sulle violenze di Sean “Diddy” Combs arriverà su Netflix

Diddy e 50 Cent

Foto: Kevin Winter/Getty Images (1), Giuseppe Craca (2)

50 Cent racconterà su Netflix la vicenda e le accuse contro Sean “Diddy” Combs. La docuserie prodotta dal rapper (e attore e produttore) di Get Rich or Die Tryin’ e diretta da Alexandria Stapleton è attualmente in lavorazione, riferisce Variety.

«È una storia complessa e copre decenni, non solo i titoli di giornale o i video che si sono visti finora», dicono 50 Cent e Stapleton. «Siamo fermamente intenzionati a dar voce a chi voce non ha e a presentare punti di vista autentici e pieni di sfumature. Sean Combs è accusato di cose inquietanti, ma invitiamo tutti quanti a ricordare che la sua storia di non coincide con quella dell’hip hop e della sua cultura. Vogliamo far sì che le azioni di un individuo non mettano in ombra i più ampi valori culturali».

Il primo annuncio da parte di 50 Cent dell’intenzione di girare un documentario su Diddy risale a dicembre 2023, quando quest’ultimo era stato accusato da quattro donne, a partire dalla ex Cassie Ventura, e non da una dozzina come oggi. Parte dei proventi della docuserie dovrebbero finire nelle casse delle associazioni che difendono le vittime di violenza sessuale.

Intanto, negli Stati Uniti ha fatto parlare la presunta autobiografia di Kim Porter, la moglie di Diddy. Intitolata Kim’s Lost Words: A Journey for Justice, from the Other Side, è uscita come autopubblicazione su Amazon, dove le sue 59 pagine piene di refusi e storie non accurate sono diventate un best seller. Ora i figli di Diddy e della donna scomparsa nel 2018 a causa di un polmonite lobare affermano che il libro è un falso. Non lo dicono solo Christian “King” Combs, D’Lila Combs e Jessie Combs, ma anche Quincy Brown, il figlio avuto da Porter da un altro partner, Albert Joseph Brown. Quest’ultimo, noto col nome d’arte Al B. Sure!, ha definito il libro «pieno di stronzate inventate da arte» e ha promesso d’intraprendere azioni legali.

«Circolano molte voci false e offensive sul rapporto tra i nostri genitori, Kim Porter e Sean Combs, e sulla tragica scomparsa di nostra madre», dicono ora i figli in un comunicato. «L’idea secondo cui nostra madre avrebbe scritto un libro è semplicemente falsa. Non l’ha fatto e chiunque affermi di avere un suo manoscritto sta travisando i fatti. Chiunque si presenti come “amico” parlando a nome di nostra madre o della famiglia non è un amico e non ha a cuore i suoi interessi».

I figli chiariscono che le cause della morte della madre sono note da tempo e che li «rattrista vedere che il mondo sta trasformando in uno spettacolo l’evento più tragico della nostra vita» e che «il suo ricordo non deve essere sporcato da orribile teorie del complotto».

Dietro alla pubblicazione del libro c’è un uomo chiamato Chris Todd (il vero nome dovrebbe essere Todd Christopher Guzze), sedicente giornalista investigativo che non ha mai fornito elementi di prova circa la veridicità del manoscritto della moglie di Diddy.