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La festa caraibica nascosta del Lowlands

Non solo Gorillaz, Grizzly Bear e Pharrell, nel festival olandese c'è davvero di tutto, anche un quotidiano locale. E una pista da ballo trasformata in hacienda

Foto di Milan Gino

A un primo sguardo, con quei palchi avvolti in tendoni coloratissimi, il Lowlands sembra un circo. In realtà è una città-stato a pochi chilometri da Amsterdam. Lo chiamano Free State of LLow o Lowlands Paradise, un omaggio al festival omonimo fondato nel ’67 da un pittore di Utrecht, e dal 1992 è diventato è uno degli eventi musicali più grandi d’europa. È una città particolare, che esiste solo per tre giorni all’anno, ma che non fa mancare nulla ai suoi 50mila abitanti: un cinema, un teatro, una dozzina di ristoranti, un mercato, un parrucchiere, sale relax avveniristiche, corsi di yoga, una sauna, la stazione radio locale, un quotidiano (purtroppo solo in olandese) e una zona camping. Poi la musica: dodici palchi, tutti raccolti intorno a una coppia di antennone spaziali installate al centro dell’area dell’evento dove nel corso del weekend si alterneranno centinaia di musicisti diversi.

Come è giusto che sia per un festival con la dimensione e le ambizioni del Lowlands, nella line up ci sono artisti di tutti i tipi: in un tendone c’è il rock psichedelico, in un altro il jazz e l’elettronica, oppure il rap e la disco music. Sui mainstage, invece, dominano il pop e il rap di Gorillaz, Kendrick Lamar, Dua Lipa e N.E.R.D.

In una giornata tipo al Paradiso Lowlands, nel nostro caso il sabato, può capitare di vedere in fila i Grizzly Bear, il set ultra-disco di Nile Rodgers, il jazz dei Soul of Kemet e il medley di tutti i successi di Pharrell Williams, dai Migos a Blurred Lines – una maratona forse troppo familiare per chi ha già visto uno dei grandi eventi musicali del 2018. Il pubblico del Lowlands, però, non sembra preoccuparsene minimamente: sa che in un festival-città ci sono anche mondi paralleli, eventi a sorpresa e vie di fuga per chi è alla ricerca di un’esperienza alternativa.

Foto di Milan Gino

Alcune sono novità – una festa a tema piratesco, una silent disco e il club concettuale sexyland – altre sono ormai dei classici del weekend olandese. Come L’HACIENDA di Bacardí, un’oasi caraibica decorata con palme, fiori e luci arancio e dove ogni anno c’è festival dentro al festival. La sala principale, dove i DJ suonano completamente circondati dal loro pubblico, ospita la nuova generazione dell’elettronica olandese. Si va dalla disco-samba di Patrick Mordi alla house latineggiante di Jeff Solo, a quanto pare un’istituzione dalle parti di Rotterdam; poi techno, dancehall e italo disco. Tutte espressioni del cosiddetto “sound of rum”, un mix tra dancehall, reggae e atmosfere da club contemporaneo ispirato ai territori dove nasce il distillato.

Foto di Milan Gino

L’HACIENDA di Bacardí è una delle tappe fisse del pubblico del Lowlands, soprattutto quello più giovane, che si aggira per la pista da ballo con il viso pieno di brillantini e una gran voglia di far festa. Se gli chiedi come mai si ritrovano sempre lì, ti dicono che è l’unico posto dove si balla a tutte le ore del giorno – «anche quando gli altri fanno yoga» -, e che ci sono i migliori cocktail della zona, a partire dal Mojito. Una buona risposta. In fondo chi è che dopo un grande concerto non farebbe serata in un club dei caraibi così?

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