La musica coperta da Siae non potrà più essere utilizzata nei post, nelle storie e nei reel di Instagram e Facebook: Meta – la società di Mark Zuckerberg che controlla i due social – non ha infatti rinnovato l’accordo con la Società Italiana degli Autori ed Editori. Nelle prossime 48 ore un team dedicato del colosso californiano dovrebbe provvedere a rimuovere (o silenziare) tutti i contenuti in cui dovessero essere presenti tracce del repertorio Siae (la maggior parte della musica italiana, insomma).
«Purtroppo non siamo riusciti a rinnovare il nostro accordo di licenza con Siae. La tutela dei diritti d’autore di compositori e artisti è per noi una priorità assoluta e per questo motivo, a partire da oggi, avvieremo la procedura per rimuovere i brani del repertorio Siae all’interno della nostra libreria musicale», ha dichiarato un portavoce di Meta in una nota diffusa alle agenzie stampa italiane.
Il Sole 24 Ore, citando fonti vicine alla società di Zuckerberg, ha scritto che si tratta di un caso unico in tutta Europa; un caso che potrebbe configurare un precedente. «Quello italiano rischia di diventare un caso internazionale, perché secondo fonti vicine all’azienda di Menlo Park, il mancato accordo con Siae è unico a livello europeo, dove Meta pare abbia raggiunto la proverbiale stretta di mano coi vari organismi». Il quotidiano spiega anche che la distanza tra le parti sarebbe dovuta a motivazioni economiche e di metodo. Dal punto di vista della Siae, non c’è stata sufficiente trasparenza nella trattativa da parte del colosso di Mark Zuckerberg: la società avrebbe infatti chiesto a Meta di quantificare i ricavi provenienti dai contenuti con «colonna sonora» tutelata da Siae, per meglio stabilire la somma necessaria a compensare autori ed editori italiani, ottenendo un rifiuto da parte del colosso.
Questa, invece, la posizione ufficiale della Siae: «La decisione unilaterale di Meta di escludere il repertorio Siae dalla propria library lascia sconcertati gli autori ed editori italiani. A Siae viene richiesto di accettare una proposta unilaterale di Meta prescindendo da qualsiasi valutazione trasparente e condivisa dell’effettivo valore del repertorio. Tale posizione, unitamente al rifiuto da parte di Meta di condividere le informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo, è evidentemente in contrasto con i principi sanciti dalla Direttiva Copyright per la quale gli autori e gli editori di tutta Europa si sono fortemente battuti. Colpisce questa decisione, considerata la negoziazione in corso, e comunque la piena disponibilità di Siae a sottoscrivere a condizioni trasparenti la licenza per il corretto utilizzo dei contenuti tutelati. Tale apertura – continua la nota – è dimostrata dal fatto che Siae ha continuato a cercare un accordo con Meta in buona fede, nonostante la piattaforma sia priva di una licenza a partire dal 1 gennaio 2023. Siae non accetterà imposizioni da un soggetto che sfrutta la sua posizione di forza per ottenere risparmi a danno dell’industria creativa italiana».
Mogol, che della Siae è presidente onorario, in un’intervista a FQMillennium ha spiegato che «Questa è una battaglia giusta. Quella che facciamo noi dico, ed è una battaglia che riguarda anche voi giornalisti, se pubblicano gli articoli e non vi danno i soldi? Con i diritti accade lo stesso. Io l’ho portata avanti questa battaglia sacra. Il copyright è stato approvato al Senato e alla Camera ed è fermo ai decreti attuativi da otto mesi. È tutto fermo non riusciamo a capire il perché. Non sarà comunque una battaglia che perderemo».