Mezz’ora prima che si aprano le porte del primo show di Harry Styles da solista, il Masonic di San Francisco è completamente vuoto. La band e tutti i collaboratori stanno chiacchierando nel backstage. Con loro c’è anche Styles, che non indossa ancora l’elegante completo di Gucci che sfoggerà sul palco qualche ora dopo. Fuori, ad aspettare, ci sono più di tremila fan, agghindati con merchandising artigianale e alternativo, tra cui fiori e rose, un tributo allo stile del cantante e all’estetica dell’album.
«Man mano che si avvicina il tour sono sempre più nervoso», dice Tom Hull, producer e music director di Styles, noto come Kid Harpoon. Fino a questo tour, il suo lavoro con altri artisti era stato principalmente in studio, producendo per gente come HAIM, Florence + the Machine e Shakira. Come conseguenza della chimica che si è creata tra loro, Styles ha chiesto a Hull di aiutarlo a mettere in piedi uno show che potesse rappresentare al meglio il sound crudo del disco. «Ho iniziato senza sapere nulla di ciò che stavo facendo», ammette. «Tutti noi la stiamo vivendo con una prospettiva nuova».
Il primo step è stato quello di mettere in piedi una band tradizionale. Il chitarrista Mitch Rowland è stato strappato alla pizzeria in cui lavorava, per partecipare alla registrazione e al tour. «Mitch non ha mai affrontato live come questi», dice Hull. «Sta imparando strada facendo». Assieme a lui ci sono la tastierista Clare Uchima, il bassista Adam Prendergast e la batterista Sarah Jones, che hanno debuttato con Styles in tv durante la promozione del disco. La band ha iniziato a funzionare molto prima dell’inizio dei live, e Hull ora vede la loro relazione cementarsi sempre più. «Le band diventano vere band in tour», spiega. «I fan hanno acquistato i biglietti prima che l’album uscisse, e i ragazzi non vedono l’ora di esibirsi».
Già durante le prime uscite, la band è apparsa molto compatta, e Styles è ormai una star capace di dire la sua anche fuori dagli One Direction. Tra ballate folk e parti più rock, ha cantato due classici della band come What Makes You Beautiful e Stockholm Syndrome, oltre a una canzone che in pochi sanno che ha scritto lui: Just a Little Bit of Your Heart, interpretata da Ariana Grande. Styles ha pubblicato appena dieci canzoni con il suo nome, ma la quantità di materiale accumulato in carriera lo aiuta a completare il set del live. «Quando uscirono gli Strokes, il loro album durava 35 minuti, e dovettero inserire delle cover dei Talking Heads per riempire la scaletta», dice Hull. «È un’ottima cosa poter suonare dal vivo il disco e avere altre canzoni da mettere in scaletta: il merito è del fatto che Harry ha scritto così tanta musica».
Nei mesi precedenti il lancio del tour a San Francisco, Hull, Styles e alcuni amici iniziavano a condividere le loro visioni. «La cosa incredibile di Harry, che non credo le persone abbiano realizzato, è che è lui a condurre tutto. Il disco corrisponde ai suoi gusti. Ha un vero talento musicale: suona la chitarra, il piano e scrive canzoni». Il music director lo dipinge come un vero nerd, appassionato di classic rock e country, che ha voluto esplorare a modo suo i suoi generi preferiti. «Penso sia stata la parte più difficile della sua vita artistica precedente», aggiunge. «Hai un gruppo di ragazzi con gusti e personalità diverse. È chiaro che tutti, da solisti, dovessero fare qualcos’altro».
Styles era desideroso di condividere le sue influenze con Hull e il resto della band. «Mi girava della musica che non avevo mai sentito, del 1978, e scriveva agli altri: “Hai sentito questo pezzo? Hai sentito quello?”», dice Hull, sottolineando come, nei giorni di pausa, i due siano andati a fare shopping nei negozi musicali per trovare nuova attrezzatura. «È di ispirazione a tutti quelli che lavorano per lui».
La notte successiva, a Los Angeles, la folla è ancora più energica. Ci sono stati dei piccoli problemi durante il concerto precedente, dall’acustica fino all’allarme anti-incendio, partito a causa del fumo sul palco. Ma oggi la band è ancora più in forma. Tra il pubblico ci sono Emma Roberts, Mick Fleetwood e l’ex compagno negli 1D di Styles, Niall Horan. Anche se nella setlist c’è una cover dei Fleetwood Mac, The Chain, da cantare di fronte al suo creatore, Styles sembra a suo agio. La cover della hit degli One Direction What Makes You Beautiful è l’elemento più sorprendente dello show.
«All’inizio non era convinto», dice Hull. «Ma quelle canzoni sono scritte bene, e ne abbiamo parlato. Beyoncé canta i pezzi delle Destiny’s Child, quindi ci siamo detti: “Facciamo le canzoni che tutti conoscono e amano”». Styles ha arrangiato il brano per renderlo parte integrante dello show. «Abbiamo rispetto per chi ha portato Harry fino a qui. È una parte importante della sua carriera, e nessuno può ignorare i propri fan».