Se il commento di Guè all’articolo del Fatto Quotidiano sulla presunta vicinanza al boss della Barona Nazzareno Calajò è telegrafica: «Il Babbo Quotidiano», Marra argomenta la sua replica in oltre una decina di storie: «Rispondo a un grottesco e diffamante articolo di stamani (…):
1) non sono mai stato e mai sarò al servizio di nessuno;
2) non è la prima volta che parlo di questi fatti, anzi, lo faccio più o meno da 20 anni nelle canzoni e nelle interviste, ma è la prima volta che questa cosa viene utilizzata in questo nuovo clima di denuncia del nostro genere musicale;
3) non ho mai inneggiato alla liberazione di criminali, mai detto “Free Nazza” sul palco, ho salutato una persona che conosco, come uomo, da quando sono ragazzo;
4) crescere nel mio quartiere mi ha fatto venire in contatto con realtà criminali perché esistono, ma non mi ha mai impedito di essere una brava persona né di non saper distinguere il bene dal male. Ha solo reso la mia visione della realtà più completa e il racconto delle sue sfaccettature più realistico;
5) il video di Infinite Love non è affatto un’ostentazione di ricchezza e violenza, ma l’esatto opposto. Nel video compaiono diversi pregiudicati e lo scopo è di promuovere l’unità e la fratellanza tra quartieri proprio per cessare le rivalità e descrivere il disagio di chi resta intrappolato in una certa vita;
6) non sono mai stato costretto a indossare nessuna maglietta e infatti non l’ho indossata. L’articolo sostiene il contrario ma non pubblica la foto, proprio perché non esiste;
7) il 10% di cui si parla nell’articolo è la percentuale che Young Rame versa la suo management, esattamente come fanno tutti gli artisti. Mattia, tra l’altro, è un bravo ragazzo, lavora e non ha pendenza con lo Stato;
8) non ho mai versato percentuali se non alle persone che lavorano alla mia musica con me», conclude Marracash.
Per poi riassumere: «È davvero mortificante realizzare che in questo momento il genere musicale più popolare e più giovane in Italia sembra davvero essere sotto strategico attacco da parte di un certo tipo di istituzioni e giornalismo; generici attacchi ai testi dei cosiddetti “trapper”, decontestualizzati e spogliati della musica fino a renderli indifendibili, poi le feste in piazza che saltano per una rilettura faziosa e ignorante di interpretazioni di realtà drammatiche che purtroppo esistono e che nel rap trovano semplicemente voce nonché denuncia. Sarebbe occasione per l’apertura di dibattito e confronto con gli autori, invece vengono criminalizzati e scartati come spazzatura. Ulteriori occasioni perse per questo Paese di molte pance e poche teste». E Marra chiude: «Spero che le varie testate vogliano modificare immediatamente i titoli e gli articoli stessi. In ogni caso mi riservo di agire legalmente contro ogni tipo di diffamazione nei miei confronti».