I La Rua potrebbero essere scambiati per una band emergente, ma non fatevi ingannare dalle apparenze: sono in giro già da un bel po’. Originari di Ascoli Piceno, dal 2013 in avanti hanno alle spalle diverse vittorie in contest prestigiosi (Sanremo Social, Area Sanremo, 1MNext del Concerto del Primo Maggio), sono stati opening act degli Imagine Dragons e hanno militato nella scuola di Amici di Maria De Filippi.
Nell’ultimo anno si sono fatti notare per un singolo in collaborazione con Federica Carta, Sull’orlo di una crisi d’amore, che ha anticipato l’EP Nessuno segna da solo, appena uscito. Il loro è un percorso fatto di piccole grandi tappe, con la consapevolezza che per molte band italiane – soprattutto per quelle che, come loro, ambiscono a portare anche da noi un genere tipicamente anglosassone come il pop-folk – la gavetta non finisce mai. Ma in fondo, come trapela anche dalle parole del cantante, songwriter e frontman del gruppo Daniele Incicco, anche quello è il bello.
Quando nasce il gruppo?
Con molti membri ci conosciamo da quasi quindici anni, ma il progetto è partito ufficialmente nel 2009, dall’incontro tra me e Dario Faini, con cui abbiamo scritto canzoni e poi lavorato insieme in sala prove. Si può dire che la sala prove sia uno dei posti in cui abbiamo passato più tempo, dal 2009 ad oggi; ci tenevamo a lavorare e sperimentare sui brani il più possibile.
Ultimamente nel panorama discografico italiano le band, nel senso più tradizionale del termine, sembrano quasi passate di moda…
Parlo a nome di tutti noi: crediamo moltissimo nella forza del collettivo, anche perché l’individualismo è uno dei grandi mali dei nostri tempi. Personalmente ho fatto anche esperienze di altro tipo, ma una band per me ha qualcosa di speciale: è molto più solida a livello comunicativo, ti aiuta a condividere qualcosa. Certo, su alcune cose ti crea delle problematiche – ad esempio a livello economico, visto che le cifre che girano di questi tempi non sono enormi – ma allo steso tempo è bellissimo. È come essere costantemente in gita scolastica! Insomma, la nostra è stata una scelta vera: lavorativamente parlando ci troviamo benissimo e non torneremmo mai indietro.
E sul piano umano? Siete di quelli che una volta scesi dal palco ognuno per i fatti suoi, o grandi amici anche fuori?
Io agisco di pancia, non potrei mai fare un discorso puramente legato all’interesse: se ci fosse solo quello, non ci sarebbe nessuna magia. Dopo tutti questi anni, continuiamo a uscire e a fare serata insieme anche quando non lavoriamo: il nostro gruppo esisterà solo finché ci sarà un rapporto sincero e aperto tra di noi. E io per primo sono consapevole del fatto che, anche se sono il cantante e quindi il più esposto a livello mediatico, senza di loro non sarebbe mai la stessa cosa. Mi piace il concetto di azienda a conduzione familiare: stiamo lavorando, ma restiamo comunque molto uniti. E ciascuno di noi porta il suo background e le sue influenze per creare qualcosa di unico. Anche per quello abbiamo scelto un titolo che è quasi uno slogan, Nessuno segna da solo.
Prima di arrivare alla realizzazione di questo EP, tra le altre cose, siete transitati anche da due talent targati Maria De Filippi, Tú Sí Que Vales e Amici…
Da Tú Sí Que Vales siamo solo passati: avevamo la possibilità di fare ascoltare un nostro brano, Non sono positivo alla normalità, in prima serata su Canale 5 e l’abbiamo colta. L’abbiamo vissuto anche un po’ come un punto di rottura, perché in fondo il nostro non è un repertorio molto pop, anche se cerchiamo di inserire nei brani delle frasi a effetto che possano catturare l’attenzione di un pubblico più ampio. È stata una bellissima esperienza, terminata con una standing ovation da parte del pubblico. Da lì si aprì la possibilità di entrare ad Amici, e quindi di fare ascoltare anche gli altri nostri brani…
E com’è andata?
Abbiamo accettato, pur non conoscendo le dinamiche della tv: in quel tipo di programma devi essere innanzitutto forte a livello televisivo, sapere intrattenere, che è un ruolo diverso rispetto a quello del musicista in sé e per sé. In ogni caso, per quanto ci riguarda il nostro posto è sempre stato su un palco, per suonare: tutto quello che ci è capitato, da quando abbiamo iniziato a fare musica insieme ad oggi, sono solo tanti piccoli traguardi che ci siamo conquistati, e da cui siamo poi ripartiti per ricominciare a fare quello che abbiamo sempre voluto fare, quello che ci riesce meglio. Per quanto mi riguarda, è scrivere canzoni: lo faccio fin da quando ero ragazzino. E continuerò a farlo, finché il cuore batte si combatte. È un po’ il mio mantra.
Finché il cuore batte è anche il titolo di una canzone dell’EP, e ce n’è anche un’altra che si intitola Per motivi di insicurezza. Sono queste le famose frasi a effetto di cui parlavi prima?
Esatto, ma senza alcuna furbizia, senza la ricerca spasmodica del singolo-bomba. Soprattutto Per motivi di insicurezza è stato un lavoro sincero e pieno di emotività: è spoglia, l’abbiamo voluta mettere totalmente a nudo. L’EP è molto vario, ce n’è per tutti i gusti. Ne I 90, ad esempio, ripercorro quel decennio attraverso lo sguardo di mio fratello maggiore: io in quel periodo ero un bambino, ma lo vedevo crescere in un momento storico molto emozionante e pieno di entusiasmo, così ho voluto riguardarlo alla moviola in una canzone. Tutto il lavoro dell’EP è stato poi completato da Dario Faini in fase di produzione e da Alessandro Raina, che ha dato un piccolo tocco personale ai testi per raffinare tutto ciò che si poteva raffinare. Ci abbiamo impiegato un anno e mezzo a costruire quelle canzoni: l’intento era di non lasciare nulla al caso.
Ecco, a proposito: il pop-folk è un genere che va forte anche da noi solo se cantato in inglese, mentre le proposte in italiano ancora faticano ad affermarsi…
Noi crediamo soprattutto nella forza delle canzoni, e il cantautorato italiano è stato spesso di gran lunga superiore a ciò che arrivava dall’estero. Per quello cerchiamo di continuare a scrivere nella nostra lingua, aggiungendo però la componente pop e l’energia della musica anglosassone, per portare qualcosa di nuovo e fresco, che sia solo nostro. Anche in questo EP, e nel disco che seguirà, abbiamo cercato di toccare varie corde. Siamo fiduciosi che con il tempo riusciremo a far capire la nostra visione: molti artisti ci hanno impiegato anche tre o quattro album prima di affermarsi davvero, perché la musica deve maturare, spesso.