«Ci aspettiamo gente diversa, che non c’entra nulla con la nostra estetica, non solo quelli che l’anno scorso venivano per pogare e far vedere quanto sono selvaggi». Theø, Plant e Fiks hanno presentato ieri a Milano Odio La Sad, il loro secondo album uscito oggi, il primo dopo la partecipazione a Sanremo con Autodistruttivo.
Se un anno fa dicevano che «se ci invitano a Sanremo, urliamo quello che vorrebbero censurare» e a dicembre il Codacons ne chiedeva l’esclusione dal Festival perché «un Paese che si commuove per Giulia Cecchettin non può applaudire brani offensivi nei confronti delle donne e caratterizzati da una esaltazione costante di violenza e misoginia», una volta arrivati in Riviera i tre si sono integrati benissimo e il loro grido «La Sieeeeeeeed!» è diventato un tormentone persino per Amadeus.
«Ora la gente ci vede in maniera diversa, ci conosce», dicono in conferenza stampa. «Siamo sempre considerati strani, ma interessanti». Vogliono conquistare anche «le nonne che ci tiravano i sassolini alle finestre dell’hotel a Sanremo, il signore incontrato per strada che ci ha fatto vedere il suo tatuaggio con il teschio urlando “seee fanculo!”, i dodicenni che non conoscono i Blink e scoprono il punk con noi».
Per farlo, hanno fatto un disco con feat con gente «simile a noi» non tanto musicalmente, ma «a livello umano»: si va dai Pinguini Tattici Nucleari a Rose Villain («la nostra principessa colorata e sad»), passando per Articolo 31, Rettore (la cover di Lamette presentata al Festival), Bnkr44, Naska. «I contenuti sono più maturi», dicono i tre: suicidio, psicofarmaci, razzismo, discriminazioni. «Odio la Sad è un disco di rivoluzione e protesta contro la società e contro chi ti dice che cosa devi fare o chi devi essere. Difendiamo la diversità. Vogliamo che la gente pensi: ora esco da quella porta e cambio ‘sto mondo». Per rimarcare il messaggio, hanno chiamato alla presentazione milanese i rappresentanti di Telefono Amico, servizio di ascolto per chi ha bisogno di aiuto psicologico, per parlare di malessere e depressione nelle nuove generazioni.
Nel titolo Odio la Sad, in copertina e nelle canzoni i tre giocano con gli insulti che hanno ricevuto: falliti, tossici, venduti e il classico “non siete punk”. «Quest’odio ci arriva da sempre, da prima di Sanremo e del Codacons. È l’odio che c’è in questa società verso i diversi. È proprio a loro che vogliamo dar voce».
Theø assicura che i tre sono rimasti «punk nell’animo per tutte le cose che abbiamo vissuto e affrontato». E quando Fiks gli fa notare che ha gli anfibi troppo puliti, risponde che «ci siamo rotti di fare i barboni, ce la meritiamo una vita migliore. Ma nel profondo non cambiamo».
Neanche il festival di Sanremo li ha cambiati, dicono. Semmai «ci ha forgiati». È stata un’esperienza «emotivamente impegnativa, non hai tempo manco per respirare. Quello che è successo a Sangiovanni lo capiamo. In quei giorni ti senti tirato fuori dal mondo e ti senti quasi privato dei tuoi diritti da essere umano. E ci siamo resi conto che andando avanti diventa tutto più freddo». E poi: «All’Eurovision avremmo spaccato, sarebbe stato più facile vincere lì che a Sanremo».
In futuro, oltre al Summersad Tour 2024 che toccherà molti festival estivi italiani (la prima data prevista per ora è al Rock in Roma il 19 giugno, l’ultima il 7 settembre al Carroponte alle porte di Milano), vorrebbero fare qualcosa in inglese. «Prima però conquistiamo l’Italia, poi il mondo. Se pensiamo al futuro, ci vediamo a fare del bene a questa società». Una voce nella stanza domanda ridendo: in politica? La pronta risposta: «Assolutamente. Vota La Sad!».