Ho l’impressione che ci siamo colpevolmente dimenticati che in questo 2018 ricorra il ventennale dell’ultimo tour del Consorzio Suonatori Indipendenti. È vero, il loro scioglimento è datato 2002, ma gli ultimi anni furono caratterizzati soltanto da sporadiche apparizioni, per una band sfilacciata nei suoi elementi e priva della sua ragione d’esistere. Al contrario, l’epopea che parte dal 1992 e arriva fino al 1998 ha segnato una stagione storica e carica di significati, per la musica italiana tutta e per gli stessi C.S.I., nati dalle ceneri dei CCCP come una sorta di dream team dell’alternative italiano a cavallo fra gli Ottanta e i Novanta, con in campo nomi come Massimo Zamboni, Gianni Maroccolo, Francesco Magnelli, Giorgio Canali, Ginevra Di Marco e, ovviamente, Giovanni Lindo Ferretti.
Non parliamo di concerti a caso, quindi: la storia del Consorzio è scandita da tutta una serie di live unici ed emblematici, irripetibili, pieni di significato e spesso rigorosamente documentati, a scandirne i passi e a tesserne l’identità e il radicale immaginario di riferimento. Ripercorriamoli, ché ne vale la pena.
Prato, 18 settembre 1992
Se è vero, dicevamo, che la storia dei C.S.I. passa in primis dalle performance dal vivo, allora la band non poteva che nascere proprio da un concerto. Il loro atto fondativo ufficiale, infatti, non è altri che questo live a Prato del settembre 1992, documentato in Maciste contro tutti. All’epoca, il Consorzio era un progetto ancora in via di definizione, che avrebbe dovuto fermarsi a quella singola sera – per questo, quindi, il repertorio lì suonato appartiene ancora interamente ai CCCP. L’esperimento, però, andò ben oltre le aspettative: da lì seguirà una prima tournée, e poi un disco in studio, Ko de Mondo. Il resto, neanche a dirlo, è storia.
Studi di Videomusic, 3 giugno 1994
Credo siano troppi i motivi per cui citare questo live acustico tenuto per l’emittente televisiva Videomusic (sempre sia lodata), con i C.S.I. in cerchio e il pubblico intorno. Per semplificare, potremmo citare le versioni stratosferiche di In viaggio e Io sto bene, l’ipnosi circolare di Ko de mondo, o più semplicemente lo scarto che queste vesti unplugged danno alle corrispettive in studio, specie per il ruolo chiave giocato dal superbo pianoforte di Magnelli. Oppure potremmo soffermarci sul video – che trovate su YouTube, mentre l’audio è sul live In quiete -, in cui, sulla coda di …And the radio plays, Ferretti inizia a ballare in maniera più scalmanata del solito (!). Anzi, ce l’ho: il momento più bello è quando Giovanni cerca poi di giustificare, con imbarazzo ed evidente disagio, il suo gesto. Decisamente, sì.
Correggio, 25 aprile 1995 e Alba, 5 ottobre 1996
Diciamo che se i CCCP erano filosovietici, i C.S.I. sono stati più ampiamente antifascisti. Il loro immaginario, infatti, è legato a doppia mandata ai valori e ai fatti della Resistenza, e ovviamente anche quest’incontro non poteva che celebrarsi tramite dei concerti intensi e pieni di allegorie – oltre che col disco-tributo Linea gotica. Il primo in assoluto risale al 25 aprile 1995: cinquant’anni dalla Liberazione, e il Consorzio che partecipa alla compilation Materiale Resistente, al successivo documentario e, infine, all’epico concerto in piazza. Da lì in avanti, avere i C.S.I. sul palco il 25 aprile, il 1 maggio o a una qualsiasi Festa de L’Unità, avrà tutto un altro senso.
Il secondo live, poi, farà anche di più: il 5 ottobre dell’anno successivo, nella Chiesa di San Domenico di Alba, tengono un live “in onore e in memoria” di Beppe Fenoglio. Una serata stato di grazia, in cui parlano anche i muri, anche i silenzi (farsi un giro su “Cupe vampe” per capire), talmente sentita da meritarsi una vera legittimazione interna. Il risultato sarà il live La Terra, la guerra, una questione privata, pubblicato nel gennaio 1998 e ritirato dal mercato già il primo maggio. Una questione privata, appunto. Un dovere.
Castagnole delle Lanze, 29 agosto 1998
Stando agli archivi, questo concerto di fine agosto conclude l’ultimo, vero tour del Consorzio. Dopo saranno solo apparizioni sparute, mini-tour privi dell’aura che aveva miticizzato la band. Al contrario, questo giro di concerti del 1998 – che segna la stagione di Tabula rasa elettrificata – possiede ancora un forte valore simbolico, per quanto lontano dai precedenti. Via, infatti, dai club, e avanti coi palazzetti, i dischi di platino e le grandi folle. Cambia la percezione dei C.S.I., e cambiano anche loro: Ferretti è insofferente, e con Zamboni, nel novembre del 1999, tornerà a Berlino alla riscoperta delle reciproche radici artistiche. Presto, però, i due si renderanno conto di essere ormai irrimediabilmente distanti, incompatibili. Zamboni lascerà la band, che andrà presto in inevitabile disfacimento. Rimarranno due epigrafi, alla fine, due raccolte “postume” di live (appunto) e rarità dal titolo quanto mai emblematico: Noi non ci saremo. Peccato, però.