Più grande la storia, più assurda la teoria.
Paul McCartney è diventato un nome importante con l’ascesa dei Beatles negli anni ’60, e il suo “star power” è rimasto intatto fino alla fine della band nel 1970. Alcuni cospirazionisti, però, credono che il Paul che abbiamo sempre amato non sia per niente il vero Paul. È “Faul”, cioè un fake-McCartney.
Secondo la teoria, il vero Macca non è il settuagenario che ancora incendia i palchi, ma è morto il 9 novembre 1966 in un incidente stradale, quando la sua macchina è scivolata sul ghiaccio e si è schiantata su un palo. John Lennon, George Harrison e Ringo Starr erano preoccupati dall’impatto che la notizia avrebbe avuto sull’enorme successo commerciale dei Beatles, e hanno coperto la morte rimpiazzandolo con il sosia Billy Shears, un uomo capace sia di interpretarlo che di suonare come lui.
I teorici più estremi hanno trovato discrepanze fra le vecchie foto di Paul e alcuni scatti più recenti, dalla forma del mento fino a quella delle orecchie. Insomma tutta la testa di “Faul” – un orfano che avrebbe vinto un concorso per sosia – è da quella di McCartney. Ed è così, dice la leggenda, che i Beatles sono riusciti a continuare a sfornare hit, con un grande segreto nascosto al resto del mondo. Con il tempo, però, il resto della band si è pentito dell’insabbiamento, e ha iniziato a lasciare indizi sulla verità sulle cover degli album, e per qualcuno addirittura nelle canzoni.
La copertina di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, uscito nel 1967, nasconde l’indizio più importante di tutti: per i cospiratori rappresenta un funerale. Tutti i Beatles sono vestiti di nero, e portano dei fiori, un evidente omaggio al bassista mancino, giusto? Le coincidenze continuano anche nei brani. Il più famoso è Revolution #9: suonandolo in reverse si può ascoltare una voce che dice “He hit a pole! Better get him to see a surgeon” (Ha colpito un palo! Meglio portarlo da un chirurgo).
Lo stesso vale per I’m So Tired: al contrario ecco la frase “Paul is dead, miss him, miss him”. Rallentate Strawberry Fields Forever e John dice “I buried Paul”. (Lennon, in un’intervista, ha spiegato che la frase in realtà era “cranberry sauce). Infine la copertina di Abbey Road, a quanto pare la prova schiacciante. Nell’immagine John è vestito di bianco come un prete, e Paul cammina scalzo. Poi quella di Magical Mistery Tour, con quel tricheco nero simbolo di morte – almeno nella cultura eschimese.
Per quanto riguarda Paul – oppure è Faul? – sembra che i rumor non lo preoccupino granché. «Non voglio interferire con chi pensa a queste cose», ha detto a Life nel 1969. «Non rovinerò le loro fantasie».