Se i Giardini di Mirò sono ormai a tutti gli effetti dei decani della musica rock italiana Rise And Fall Of Academic Drifting è sicuramente il loro disco più importante. Pubblicato nel 2001 originalmente dall’etichetta Homesleep Records viene oggi ristampato a distanza di 15 anni dalla 42 Records (quella de I Cani, Cosmo e molti altri) in una lussuosa versione in doppio vinile. L’edizione è anche l’occasione per un tour che tra ottobre e novembre poterà la band nei principali locali italiani per una serie di concerti in cui riascoltare il disco per intero.
Nella musica italiana un culto così profondo per un disco quasi completamente strumentale (capace negli anni di vendere quasi ventimila copie) è un caso più unico che raro. La storia della sua realizzazione va di pari passo con quella di una scena musicale nazionale che si ribellava più o meno coscientemente alle sue radici pop cercando di mettere il proprio nome in una mappa internazionale.
Abbiamo incontrato i Giardini di Mirò assieme a tutti i protagonisti di quella scena musicale che era due anni in anticipo sulla nascita di Myspace e quattro su quella di YouTube. In mancanza delle piattaforme di condivisione tecnologiche che oggi conosciamo così bene la storia che ci hanno raccontato è una fatta di telefonate, incontri in autogrill, fanzine, scambi di dischi e comparsate in televisione, quando questa poteva ancora quasi cambiarti la vita.
Jukka Reverberi – Chitarra e voce dei GDM: Il nucleo che ha scritto Rise And Fall Of Academic Drifting è lo stesso che nei 3 anni precedenti aveva realizzato due EP completamente strumentali, autopubblicati in Italia (distribuiti con l’aiuto di Gamma Pop Records) e usciti per etichette americane e tedesche all’estero. Nella vita eravamo tutti alle prese con situazioni diverse. Nell’estate in cui abbiamo registrato il disco il mio impiego lavorativo era quello di bibliotecario in una piscina. Tutti i giorni andavo in questo circolo sportivo, aprivo i miei tavolini e scaricavo decine di cassette piene di libri e giornali. Un lavoro per i soli mesi estivi. A settembre mi sarei inventato qualcos’altro.
Corrado Nuccini – Chitarra e voce dei GDM: L’anno in cui abbiamo registrato Rise And Fall Of Academic Drifting, ovvero il 2000, ero obiettore nella biblioteca del Comune di Cavriago, avevo una fidanzata che si chiamava Isabella e frequentava il Centro di Cinema Sperimentale a Roma. Guadagnavo circa centocinquantamila lire al mese e, un po’ come oggi, avevo più miraggi che certezze.
Filippo Perfido – Fondatore della Gamma Pop Records: Ricordo ancora la telefonata in cui io e Corrado abbiamo trovato un accordo per pubblicare The Iceberg EP la prima uscita ufficiale della band nel 1999. Ricordo che mi trovavo al parcheggio del Valdichiana Outlet Village, dove avevo accompagnato la mia ragazza dell’epoca. Ricordo anche che avevo un Motorola Startac con antenna e tutto. In quel periodo, a cavallo fra il 1999 e il 2001 avevamo un sacco di uscite pronte (Julie’s Haircut, CUT, Bartòk, One Dimensional Man), e nel frattempo i Giardini si erano allontanati un po’ dal nostro mondo, o forse erano diventati troppo grandi per noi. Fatto sta che quando è arrivato il momento di lavorare al primo disco la band si è accasata con un’altra etichetta di Bologna che in poco tempo ci aveva superato in termini di strategia, vendite e professionalità, vale a dire la Homesleep Records.
Daniele Rumori – Fondatore della Homesleep Records: All’epoca avevamo questa folle idea di creare un’etichetta italiana esportabile all’estero. Per costruire questo progetto avevamo bisogno di almeno 3 o 4 gruppi con un potenziale internazionale. I Giardini da questo punto di vista erano perfetti. Li contattammo ed io li incontrai a Bologna, a Scandellara. Ricordo una bella chiacchierata con Jukka che si dimostrò subito interessato al nostro progetto. Pochi mesi dopo li vidi dal vivo, al Covo di spalla a Billy Mahonie. Rimasi conquistato definitivamente. Dovevamo farli ad ogni costo.
Giacomo Fiorenza – Produttore di Rise And Fall Of Academic Drifting, fondatore della Homesleep Records e ora della 42 Records: Avendo io uno studio di registrazione gli proposi di venire a Firenze e di lavorare insieme. Non parlammo delle modalità, ma semplicemente di trovarsi e registrare quello che doveva essere il disco.
Jukka: Giacomo venne a sentirci in almeno un paio di occasioni prima di proporci di fare il disco: Ricordo una volta al Sicurcaiv in provincia di Firenze. C’era un freddo becco e per riscaldare il locale i ragazzi del circolo decisero accendere in mezzo alla stanza concerti un lattone pieno di liquido infiammabile. Il concerto fu buono, vagamente affumicato. Credo che Giacomo abbia deciso quella sera di produrre il nostro album.
Giacomo: In quel periodo non esistevano i computer e tutto il disco fu registrato su nastro. Avevamo a disposizione soltanto 22 tracce, perché una serviva per la sincronizzazione del banco, sempre analogico e una per il click. I ragazzi poi non furono presenti al missaggio. mi ritrovai spesso a lavorare i brani di notte, in completa solitudine, facendo un sacco di versioni differenti per sperimentare effetti e bilanciamenti.
Jukka: Era lo nostra prima esperienza in uno studio professionale, pieno di strumenti incredibili. Ecco una cosa che ricordo ancora con una certa ansia sono le registrazioni delle mie chitarre. Ai tempi non ero davvero un chitarrista provetto ed in più sentivo la responsabilità della registrazione. Dato che registravamo su nastro analogico anche le chitarre correggere gli errori non era semplicissimo, bisognava risuonare la parte in modo preciso su quella vecchia, lì entrava la maestria di Giacomo che riusciva a riattivare la registrazione nel momento esatto per riscrivere la parte errata. La notte dopo la cena finivamo spesso davanti alla collezione di dischi di giacomo ed ascoltavamo alcune delle sue numerose chicche: singoli rarissimi di Brodcast, Stereolab, My Bloody Valentine, Spaceman 3, Spiritualized. La cosa migliore era il pranzo, spesso andavamo dal baracchino vicino allo studio per mangiare un lampredotto.
Corrado: Giacomo dopo le registrazioni venne in tour con noi sia in Italia che in Europa. Di giorno ci faceva le ramanzine e la notte si sbronzava. Bastone e Gin tonic, un vecchio metodo didattico.
Matteo Agostinelli – fondatore della Homesleep, cantante degli Yuppie Flu e voce del singolo Pet Life Saver: Fu inconsueto per me comporre una melodia vocale su un brano la cui parte e struttura strumentale era già stata interamente stesa. Ma avevamo una certa fretta ed in un paio d’ ore impostai la melodia del cantato mentre Francesco degli Yuppie Flu in un’altra stanza buttò giù idee e frasi per il testo. Completammo il testo sulla struttura melodica e registrai la voce la sera stessa. Insomma fu tutto molto veloce ed istintivo ma alla fine il connubio funzionò bene.
Giacomo Spazio – artista, graphic designer autore della grafica di Rise And Fall Of Academic Drifting: Non ricordo nemmeno più come e dove mi appropriai dell’immagine che è la base del lavoro. Ma era una foto in bianco e nero (forse era in uno di quei giornaletti proto sexy degli anni ’70 americani) che lavorai con i colori che volevo caldi. La foto per me doveva trasmettere gioia non sesso. Per distanziare l’oggetto disco dall’aspetto feticcio avevo pensato di utilizzare un carattere non troppo affascinante, quello classico nell’industria che veniva usata per creare mascherine (stencils) o per marchiare/siglare le spedizioni. La parte per me più interessante è che la band mi permise di scrivere all’interno un pezzo di una frase proveniente dai miei quadri che calzava a pennello con la loro musica… Can Music Speak To Your Soul?
Corrado: Ho conosciuto Mimì una sera di fine anni 2000 al Link di Bologna. Ero con Pietro Fuccio di DNA Concerti che già lo conosceva e gli proposi di prender parte al video di Pet Life Saver e lui disse sì subito. Io mi sentii molto lusingato da quella reazione: ho pensato: “Wow! Allora facciamo davvero musica figa!”. Ho scoperto col tempo, dopo esser diventati intimi, aver suonato e viaggiato insieme, da Amsterdam a Chicago, Parigi e Copenaghen, che non ci conosceva affatto.
Emidio Clementi – leader dei Massimo Volume e protagonista del video di Pet Life Saver: I Giardini me lo proposero una sera al Link e io, molto probabilmente ubriaco, accettai. Una volta sul set però tutti i membri della band scomparvero con qualche scusa e io rimasi due o tre giorni (all’epoca le riprese di un video erano interminabili) da solo assieme al regista, un tipo pignolo fino all’ossessione, a ripetere le stesse scene decine di volte. Per la mia apparizione non sono mai stato pagato, così oggi vorrei essere risarcito alla stessa maniera, con i Giardini a mia disposizione per un paio di giorni, anche se non so ancora che mansioni affidargli. Nuccini oggi poi è uno degli amici più stretti che ho. Insieme abbiamo passato molto tempo in giro per l’Italia a suonare ed è stato anche testimone al mio matrimonio. Questo per dire che quando ho avuto bisogno di un prestito per acquistare un piano digitale mi sono subito rivolto a lui.
Daniele: Rise and Fall ha avuto due vite. Quando uscì, i GDM erano già un gruppo di cui si parlava molto nel micromondo indie italiano. Quindi i risultati furono eclatanti. Credo 2000 copie vendute in un anno, cifra record all’epoca. Poi, all’improvviso sono successe due cose quasi in contemporanea. Firmammo con un distributore major ed i GDM furono invitati a suonare in un programma di MTV, Supersonic. La loro esibizione televisiva fu impressionante. E la settimana dopo, con il disco distribuito in maniera più capillare, vendemmo più copie che nell’anno precedente…
Matteo: All’improvviso una serie di operatori del settore anche del cosidetto mainstream cominciarono ad interessarsi alla Homesleep e ai suoi gruppi, si creò senza che ce ne accorgessimo una sorta di alone magico, un certo credito che partiva dagli ambienti indipendenti fino ad arrivare a quelli più di massa come ad esempio MTV. A Supersonic ai Giardini era stato chiesto espressamente dai producer del programma di suonare Pet Life Saver come uno dei 2 pezzi da suonare perché era una ballata, ma i ragazzi chiusero il secondo brano con qualcosa come 4 minuti di noise incontrollato, come spesso facevano ai loro concerti, e gli assistenti di studio furono quasi sul punto di chiamare i carabinieri per fermarli.
Jukka: Partimmo all’alba perché le prove tecniche in studio si tenevano la mattina presto. Tra il soundcheck e la nostra esibizione passarono diverse ore che spendemmo chiusi in camerino. Ogni tanto ci avventuravamo nello studio e parlavamo con gli altri ospiti della serata: Neffa e Jovanotti. Addirittura ricordo un gimmie five altissimo prima di suonare da Jovanotti, ma forse questa roba me la sto inventando. Dopo quella sera è cambiato quasi tutto. Abbiamo raddoppiato le nostre vendite nella settimana successiva alla trasmissione, un album che tra l’altro stava già vendendo abbastanza bene. Si sono moltiplicate le richieste di concerti e magicamente anche le presenze di pubblico duplicarono di concerto in concerto. Insomma, il nostro famoso quarto d’ora di celebrità l’abbiamo usato bene.
Enrico Silvestrin – VJ di MTV e presentatore del programma Supersonic: Non ero il solo a MTV a seguire questo genere di musica alternativa: c’era un programma come Brand New ma quello che mancava era un luogo dove farli esibire. Mi presi la responsabilità di invitarli a Supersonic con i vertici di MTV che non erano apertissimi a questo genere di cose, anche per questo nel programma c’erano anche artisti di diverso peso, i cosiddetti big: Quella della loro esibizione fu una serata bellissima, i GDM suonarono molto bene, alla fine ci si rendeva conto che un programma come Supersonic aveva più senso proprio con artisti di questo genere che non avevano occasione di esibirsi dal vivo in televisione a differenza di altri che comparivano più spesso. Il pubblico che assisteva al programma era in qualche modo selezionato tra chi dimostrava interesse in un certo tipo di musica, seguiva con attenzione anche le interviste alle band, al tempo c’era quel tipo di entusiasmo. Fu un successo.
Arturo Compagnoni – Giornalista e DJ: Bologna ha avuto e tuttora ha un ruolo centrale nella scena indipendente italiana, per motivi tutto sommato banali: è geograficamente vicina a tutto e di passaggio verso tutto ed è inoltre (e soprattutto) sede del DAMS, facoltà universitaria che da sempre attira un’area di creatività diffusa. In quel periodo storico poi c’erano due locali che rendevano particolarmente appetibile la città: il Covo (ancora operante oggi su ottimi livelli) e il Link, posto davvero incredibile per struttura e programmazione. Cosa è rimasto oggi? Di Bologna è rimasto tutto pur cambiando alcuni luoghi, sparito il Link ci sono Freakout e Locomotiv per dire e ci sono in giro gruppi di livello internazionale (His Clancyness). Quel che è cambiato è il pubblico. In teoria molto più numeroso in realtà molto meno attento e presente ma questo è un discorso lungo e da estendere, non riguarda certo la sola Bologna.
Corrado: Del Covo di Bologna ho un milione di ricordi. Difficile scegliere. Non so, diciamo il doppio live di capodanno (uno il pomeriggio e uno la sera) coi Fine Before You Came in apertura. A mezzanotte sul palco, in preda ai fumi dell’alcol, decidemmo di suonare con dietro le immagini di Italia – Germiania in Spagna nell’82 mentre la gente in cassa si tuffava dal palco e Tardelli lanciava quell’urlo disumano.
Filippo: In realtà i Giardini sono sempre stati un mondo a parte, un grande gruppo ma anche dei simpatici cazzoni, una sorta di “Boys Club” che, a dispetto della seriosità della musica, o forse proprio a causa di essa, mi ha sempre colpito per la mancanza assoluta di pretenziosità e soprattutto per una certa predisposizione al cazzeggio e a quella forma di “bullismo light” nei confronti dei nuovi arrivati e, più in generale, di chiunque fosse al di fuori dal loro cerchio magico che ho sempre condiviso. Di recente un comune amico di cui non farò il nome mi ha scritto: “Il bullismo è la vera chiave per capire i Giardini” e trovo che in qualche assurdo modo sia vero. Oltre ad essere l’ennesimo tratto in comune – ad altre latitudini, con altri riferimenti ed altri comportamenti – con i Mogwai.
Jukka: “Rise and fall…” cosa ha lasciato? Non so cosa può aver dato alla musica italiana. A me ha cambiato de facto la vita. Mi ha fatto vivere come desideravo la musica. Debbo molto a quel disco ed alla manica di disgraziati con cui è stato pensato e realizzato.
Corrado: All’epoca non ce ne fregava un cazzo della canzonetta e delle radio e del mondo discografico italiano così come lo conosciamo. E credo che sia ancora così. “Rise and Fall…” parla di un viaggio iniziato e non ancora finito. “Not fare well/ But fare forward voyagers” Non buon viaggio, ma sempre avanti, viaggiatori…