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L’appello di Cosmo sui concerti: «Usiamo il Green Pass per tornare alla normalità»

Il musicista chiede al presidente dell'Emilia-Romagna di autorizzare in deroga i tre concerti senza distanziamento organizzati per inizio ottobre a Bologna. «Basta colpevolizzare il nostro settore»

Foto: Chiara Lombardi

«Caro presidente Bonaccini, cara vicepresidente Schlein, da tempo pensavo di scrivervi, ma mi sono sempre fatto degli scrupoli. Non solo: ero convinto non fosse necessario. Ero convinto che le cose si sarebbero sistemate».

Inizia così la lettera che Cosmo ha pubblicato oggi sui quotidiani La Nazione e Il Resto del Carlino e sul suo profilo Instagram. Parla dei mondi della musica dal vivo e dei club e dell’unico modo che vede per ripartire e organizzare eventi in piedi e non distanziati: il Green Pass. E invece il governo che ha preferito ipocritamente voltarsi dall’altra parte, scrive il musicista che ha organizzato per l’1, 2 e 3 ottobre tre concerti a Bologna (ecco perché la lettera è indirizzata Bonaccini e Schlein) non distanziati che al momento non però possibile tenere (qui l’intervista al promoter).

«Il nostro settore, quello della musica dal vivo, dei concerti e delle serate nei club, può ripartire seriamente solo in un modo (prima che l’emergenza venga dichiarata ufficialmente superata, intendo): utilizzando il Green Pass come un’opportunità per tornare alla normalità. Tampone o vaccino (o guarigione) che sia, mi sembrava ovvio che con circa il 70% della popolazione vaccinata e l’allentamento della pressione sulle strutture sanitarie si potesse estendere l’uso del pass a tutte le attività. Purtroppo, il governo ha preferito l’ipocrisia. Ha preferito voltarsi dall’altra parte e lasciare le briciole al nostro settore. Perché, credo voi lo sappiate, la maggioranza dei musicisti e dj non possono esibirsi col pubblico seduto e distanziato. Non fa proprio parte di determinati riti, determinate culture musicali».

«Inoltre», continua Cosmo, «e questo è un altro aspetto che il governo finge di ignorare, le capienze attuali rendono insostenibile la produzione di gran parte degli eventi. I festival messi in piedi quest’estate sono quasi esclusivamente quelli che beneficiavano di finanziamenti. Questo costituisce, di fatto, una discriminazione. E segna una ripartenza che definire falsa è un eufemismo, perché sul lungo periodo – ma anche sul breve – sarà impossibile continuare con queste modalità, e in tanti saranno tagliati fuori, costretti a mollare e cambiare lavoro».

«Fino a qui, siamo stati più che responsabili: noi della musica siamo stati i primi a fermarci, ancora prima che arrivassero le zone rosse e i DPCM. Ci siamo fermati, abbiamo aspettato e ci siamo messi a disposizione del pubblico con i mezzi a nostra disposizione per prendere meno duro, almeno dal punto di vista dell’umore, il periodo in cui eravamo tutti bloccati in casa. Da cittadino, da padre, prima ancora che da musicisti, credo che la vaccinazione non sia solo qualcosa che facciamo per noi stessi, ma anche un dovere che abbiamo nei confronti della comunità, e noi del mondo della musica possiamo essere un veicolo per motivare le fasce più giovani a vaccinarsi».

«Come?», si chiede Cosmo. Partendo dai tre concerti all’Arena Parco Nord di Bologna e che sarà impossibile fare se le regole non cambieranno: «Ingresso solo con Green Pass e tamponi rapidi realizzati entro poche ore dall’inizio dell’evento, ma con le modalità a cui eravamo abituati prima dell’arrivo della pandemia: in piedi, vicini, cantando e ballando come avviene già in tutto il resto d’Europa. Poterlo fare sarebbe un incentivo enorme alla vaccinazione per i giovani, o comunque un’estensione degli screening tramite tamponi. Eppure niente: per quanto ne sappiamo non c’è stato ancora nessun segnale dal governo».

Migliaia di biglietti sono stati venduti per le tre date bolognesi, scrive ancora Cosmo, ma c’è ancora l’obbligo di fare concerti seduti e a capienze ridotte («capienze ridicole», le definisce lui). Da qui l’appello a fare qualcosa, non solo «per l’aspetto economico e lavorativo» dei tre show bolognesi, ma per il loro significato politico. «La musica elettronica come linguaggio dei giovani, l’aggregazione, la socialità e il ballo sono stati messi in coda a tutto, finora. La pandemia è stata la cartina al tornasole dei valori e delle priorità di chi ci governa, e della sordità diffusa che sta ancora prevalendo tra le forze politiche. Ora basta. Non sono qui a chiedervi di fare l’impossibile, ma bisogna dare un segnale. Al governo. Insieme. perché è il momento di fare una svolta a questo periodo. La convivenza col virus è iniziata. È ora di cancellare la parola “assembramenti”, smetterla di sbattere le persone in festa in prima pagina solo per creare polemiche e scandalo. È ora di creare aggregazione senza lo stigma dell’irresponsabilità o dell’untore. È ora di essere pragmatici e smetterla di colpevolizzare il nostro settore», e fare come all’estero, dove questa estate con il Green Pass è stato possibile organizzare eventi all’aperto senza distanziamento.

Da qui l’appello al presidente della regione e alla sua vice: Cosmo chiede di «autorizzare l’evento in deroga alle disposizioni statali. Possiamo farlo come esperimento, per quanto sia surreale chiamarlo così, dopo che tutta Europa ha fatto esprimenti entro l’inizio del 2021 e ha già messo in pratica i protocolli questra estate. (…) L’incantesimo pandemico va rotto e bisogna iniziare a voltare pagina. (…) Ad alcuni sembrerà paradossale, ma oggi è proprio intorno alla musica che si gioca il senso della politica: oltre la burocrazia, per ritrovare la gioia di stare insieme. Anche questo è essere paese, essere comunità».

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