«Sono molto felice di essere qui, questo non è un semplice festival, un altro show che finisce nel dimenticatoio. Qui possiamo confrontarci, farci delle domande, immaginare storie nuove», Laurie Anderson spiega così l’arrivo in Italia – al Terraforma, festival che unisce la sperimentazione artistica con l’ecosostenibilità, ospitato nel parco di Villa Arconati (Bollate, Milano) – del nuovo The Language of the Future, spettacolo multimediale sospeso tra musica, lettura e teatro, dedicato al nostro rapporto con la tecnologia. «Questo non è un nuovo show, ma una miscela di cose vecchie e nuove. Rispetto al passato darò più spazio alla musica, ma ci saranno anche due storie di Aristofane. Una parla di come si costruisce un muro. Vi ricorda qualcosa?».
Language of the Future è una versione aggiornata al presente di uno spettacolo nato nel 1977 in onore di William S. Burroughs. La principale novità riguarda l’improvvisazione, l’unico modo, secondo l’icona newyorkese, per entrare davvero in contatto con il pubblico.«Sono tornata a lavorare a Language of the Future perché oggi stiamo vivendo il futuro che raccontavo alla fine degli anni ‘70», spiega Anderson. «Per Burroughs avevo scritto anche una canzone, Language is Virus, che oggi è molto più attuale che in passato. Virus e linguaggio sono due concetti che si parlano da sempre: oggi, con i social, le parole sono diventate virali. Burroughs avrebbe odiato quest’epoca».
Il “nuovo” Language è dedicato al rapporto tra umanità e tecnologia, a come il mondo è cambiato di fronte alla digitalizzazione frenetica di ogni cosa, dalla musica alle storie. «Oggi la linea tra realtà e finzione è sempre più sfocata. Più che le fake news, il vero pericolo della contemporaneità è la fake reality».
Nonostante abbia sperimentato con musica, poesia, teatro e videoarte, Laurie Anderson continua a vedersi soprattutto come una “story artist”, un ruolo difficile da interpretare nell’era del digitale e del cambiamento climatico. «Raccontare storie è sempre più complicato, perché non possiamo più scegliere il finale. Anzi, il finale incombe già su di noi. Siamo i primi esseri umani ad avere il compito di parlare della possibilità di un’estinzione. Scriviamo storie che potremmo non raccontare a nessuno, ma dobbiamo farlo perché le parole possono disinnescare la paura».
Language of the Future sarà al Terraforma questa sera, venerdì 5 luglio, alle 21. Oltre a Laurie Anderson, la prima giornata del festival ospiterà Caterina Barbieri, Renick Bell, Monolake, Efdemin & Marco Shuttle e Dj Stingray.