Avete tempo fino al 17 gennaio 2016 per vedere Lazarus, il musical di David Bowie che ha debuttato ieri sera a New York.
La storia è quella tormentata di Thomas Newton, il milionario protagonista di L’uomo che cadde sulla terra (1976), raccontata dopo decenni di alcolismo che l’hanno stordito a tal punto da fargli vedere persone che in realtà non esistono e l’hanno reso totalmente insensibile.
Lazarus, in scena al New York Theatre Workshop, è un’opera che enfatizza continuamente tutto quello che è surreale, tra personaggi del teatro Kabuki che invadono il palco, strane figure femminili che annusano la biancheria altrui, palloncini e molto altro.
La scena è piuttosto spoglia: un letto, un frigo pieno di gin, un giradischi, decine di LP e uno schermo che mostra da un’altra angolatura quello che succede sul palco.
Bowie, che non è mai sul palco, ha scritto il musical con Enda Walsh, come seguito dell’opera di Walter Trevis del 1963. La colonna sonora comprende molte hit del Duca Bianco (Changes, All The Young Dudes, Heroes, Life On Mars) ma anche moltissime canzoni nuove. Nonostante la massiccia presenza di canzoni, la storia è così unica che sta in piedi anche da sola. Ed è proprio per questo che è un progetto interessante.
Lazarus potrebbe incarnare tutte le caratteristiche di una pessima idea: è un sequel, la colonna sonora è fatta da un solo artista, e il protagonista è un ex-assassino della TV (Michael C. Hall, protagonista di Dexter) che si mette a cantare. Invece la trama funziona e sia le canzoni che le performance sono buone.
La solitudine di Newton è deprimente ma anche interessante. Forse scolarsi tutti quei gin è servito a qualcosa, dopotutto.