Un’artista accusa di stupro Neil Portnow, ex amministratore delegato dei Grammy, i premi musicali più ambiti al mondo. Se ne parlava dal 2020, ora la causa è stata depositata a New York.
I fatti risalgono al giugno 2018. La donna, protetta dall’anonimato, era membro della Recording Academy, l’istituzione che conferisce i Grammy. All’epoca dei fatti aveva 37 anni. Sarebbe stata drogata e poi violentata da Portnow nella camera d’albergo di quest’ultimo a New York.
Secondo l’accusatrice, la Recording Academy avrebbe «aiutato favorito la condotta di Portnow per proteggere la propria reputazione e mettere a tacere la querelante e altre donne dell’industria musicale che si sono fatte avanti e hanno parlato».
Portnow è stato CEO dei Grammy per 17 anni, dal 2002 al 2019. Già tre anni fa aveva risposto alle accuse di stupro respingendole con fermezza e definendole diffamatorie.
«Le richieste di risarcimento» aveva detto un suo rappresentante «sono il frutto dell’immaginazione della querelante e sono motivate dal rifiuto di Mr. Portnow di soddisfare richieste di denaro scandalose e di aiutare la donna nell’ottenimento del permesso di soggiorno».
Criticato per la scarsa presenza femminile ai Grammy del 2018, Portnow aveva detto ai giornalisti che erano le donne che dovevano «farsi avanti» per avere rappresentanza nel mondo della musica. Ha dichiarato in seguito che quel commento era stato «estrapolato dal contesto» e che «non riflette e le mie idee e quel che stavo cercando di dire». Poco dopo ha annunciato che avrebbe lasciato la carica dopo la fine del contratto prevista nel 2019.
Portnow è stato sostituito da Deborah Dugan. La prima donna a capo dell’azienda è stata rimossa improvvisamente a gennaio 2020. Dugan ha subito depositando una denuncia alla Commissione per le Pari Opportunità in cui accusava l’azienda di corruzione, dicendo che il suo allontanamento era parte di un tentativo di insabbiamento.
Dugan parlava di un «gigantesco conflitto di interessi» nel processo di votazione, procedure irregolari, molestie sessuali, una cultura del lavoro tossica, mentalità da spogliatoio nella governance dell’organizzazione.