In Francia, così come nel resto d’Europa, MHD è veramente un fenomeno spaventoso. La sua è una storia come tante, quella di un ragazzo di 24 anni nato della banlieue parigina e figlio di immigrati guineani e senegalesi. Talento musicale innato, come molti altri (noi abbiamo Sfera e Ghali, per dirne due) si sta riprendendo un po’ di soddisfazioni che nascendo e crescendo in una zona disagiata della periferia finora gli erano state nascoste, se non proprio negate.
Ma a differenza di tutti gli altri—e qui si spiega il fenomeno spaventoso, trasversale alle nazioni e alle lingue—Mohamed Sylla in tutto questo si è praticamente inventato un nuovo genere, l’afro trap, e lo sta spingendo in ogni modo possibile, anche con una numerologia quasi ossessiva, come di mostra l’ultimo album, 19.
Tra l’altro, Mohamed mercoledì 21 novembre si esibirà ai Magazzini Generali di Milano, con l’apertura di Quentin40, uno fra i primi ad aver capito il potenziale dell’afro trap.
Se si parla di te, ricorrono molto spesso le cifre 1 e 9. Dovrai tenerci molto.
Sì, il 19 ha una grande importanza per me. Innanzitutto è un omaggio al 19esimo, il quartiere dove sono nato e cresciuto, dove vive la mia famiglia. Sono là i miei amici, dove ricarico le mie energie, è lì che mi sento davvero a casa. Laggiù, la gente vede prima di tutto Mohamed, poi MHD. È davvero fondamentale per me rappresentare il mio quartiere. Dopodiché 19 è anche il titolo del mio secondo album, di cui vado molto fiero. È composto da 19 pezzi, tant’è che l’ho fatto uscire apposta il 19 settembre. Nel 2019 farò il mio primo [concerto allo Stadio di] Bercy e la mia seconda tournée africana e americana. Uscirà anche il mio primo film: il ’19 sarà un anno cardine per me.
Ti riconosci molto nel termine afro trap?
Beh, sì. Dopo tutto, sono io ad averlo coniato. È proprio così che descrivo la mia musica: un miscuglio di sonorità. L’afro per sempre sarà la musica del mio cuore, mentre il rap perché è la musica con cui sono cresciuto. Quando ho lanciato la mia serie di freestyle Afro Trap, è stato soprattutto per mostrare alla gente tutto ciò che si poteva fare con i ritmi afro. Oggi ormai l’afro gode di un’ottima posizione nel paesaggio musicale in Francia e ne sono felice. Ma solo qualche anno fa le persone ne ascoltavano molta meno. Eppure tutta una parte della mia generazione è cresciuta ascoltando Salif Keita, Papa Wemba. Anche la nuova generazione africana è super talentuosa: P Square, Wizkid, Davido…
Che cos’è la “moula”? È un termine che usi spesso.
La moula vuol dire parecchie cose, ma non te ne posso parlare qui lol.
OK, e la storia d’amore fra afro trap e calcio come me la spieghi?
Il rap e il calcio hanno una storia d’amore che dura da molto tempo. Con alcuni calciatori, ci seguiamo a vicenda, ci sosteniamo reciprocamente. È sostanzialmente la mia stessa generazione. Oltretutto, molti di loro e della Nazionale vengono dagli stessi quartieri nostri. Siamo cresciuti con gli stessi codici, con la stessa musica nelle orecchie. Che si siano realizzati nella musica o nel calcio, è importante per i giovani vedere i loro sogni realizzabili, vedere che tutto è possibile se si lavora sodo e se si trovano dei mezzi per riuscire.
Una settimana prima dell’uscita del disco hai scritto su Twitter di voler mollare tutto. Cos’è successo?
Il volto nascosto del successo, come ho già avuto modo di condividere col mio pubblico in un momento di confessione, è che malgrado la comodità, puoi davvero ritrovarti a rimpiangere l’anonimato. Uscire con gli amici, andare in pisciona, al cinema senza essere fermati ogni due minuti. Sono sempre molto contento di incrociare le persone, i fan. Non dico mai di no a chi vuole fare una foto insieme. Ma la tranquillità, quella mi manca. Per capire meglio ti invito a prestare particolare attenzione al testo del pezzo dove mi sono lasciato più andare in tutta la mia vita. Ovviamente, il pezzo in questione è XIX, che come ben saprai in numeri romani è il numero 19.