A febbraio 2018 Young Thug aveva negato categoricamente che quest’anno sarebbe uscito qualcosa di suo. «Ho un fratello sordo», aveva spiegato in una breve chiacchierata con Hypebeast. «Non può sentire o parlare, quindi quest’anno farò finta di essere sordo anche io. Niente nuovi dischi quest’anno» E infatti prima è uscito un EP (Hear No Evil) e ora anche un album, Slime Language. Per noi fan è un’ottima notizia, così come lo è per l’hype. Lil Uzi Vert, Tracy T, Gunna, Lil Keed sono quelli che rispondono all’appello nell’album, roba che se sommassimo i loro follower si supererebbe di qualche milione gli abitanti della Terra.
Comunque parliamo di uno di quei rarissimi casi in cui l’hype viene più che ripagato. Fra tutta l’orda di trapper che intasa i server di Instagram e Soundcloud, di trap boy come Thug se ne contano sulle dita di un guanto Louis Vuitton. È veloce, divertente, è forse l’unico che per via di un’indole incostante
(vedi promessa sul fratello sordo) riesce davvero a sperimentare vocalmente, con cantati, gracchiati e macchiette varie, dando l’impressione di avere ancora da dire molto prima di passare per palloso.
Non so se si possa dire lo stesso per Travis Scott. Dal 2015 a oggi sono usciti suoi dischi fondamentali, ma per quanto Astroworld abbia debuttato al primo posto della Billboard 200, c’è qualcosa che non torna. Il disco pare un unico, granitico blocco. Imponente e di pregiata fattura, chiaro, ma senza sporgenze interessanti, colpi di scena. In più l’autotune da marchio di fabbrica (di chiunque) comincia a dare l’impressione di essere una di quelle cose che bisogna fare, senza però che ci si ricordi perché la si fa. Alla luce di tutto forse l’unica spiegazione è che la trap, quella divertente e cazzara, è ancora degna di essere, quella che si prende troppo sul serio, anche no.