È l’anno di Ghemon? Il primo singolo del suo ORCHIdee è stato uno dei tormentoni radiofonici dell’estate appena trascorsa. E, dopo Adesso sono qui e Quando imparerò, arriva il terzo video ufficiale, quello di Nessuno vale quanto te (il video è qui sopra), con una partecipazione straordinaria: c’è Marco Belinelli, il primo italiano a vincere il titolo Nba.
Resta solo qualche dubbio: è una meteora o no? È un rapper o un cantautore? L’abbiamo incontrato per toglierci ogni cruccio:
“Non posso più aspettare di accontentare chiunque, se so che non ci riuscirei comunque” è la frase chiave di quello che è il primo singolo di un album che sembra innocuo e invece è così anticonformista da essere barricadero…
Hai estrapolato uno dei significati di quel pezzo, ma devo dire che il disco è tutto così, è strutturato organicamente già dal titolo: dietro a una cosa se ne nasconde un’altra e così via. Adesso sono qui è stato il primo pezzo che ho scritto per l’album, rappresentava un nuovo percorso e l’ho scelto. Diciamo che io scelgo di essere coerente prima di tutto. Se questo è anche anticonformista, mi sta bene.
Lo spirito di “OrchiDee” è dannatamente punk: sapevi di scatenare le critiche del mondo hip hop italiano eppure non solo te ne sei fottuto ma hai deciso, addirittura, di ribadire che potresti fare ormai anche a meno di quel piccolo mondo antico…
L’hip hop mi ha formato come artista e anche come persona. Mi ha dato una visione della realtà diversa dagli altri e soprattutto mi ha insegnato due cose: crea qualcosa dal nulla e sii originale. Le ho messe in pratica sempre e già dalla copertina de La rivincita dei buoni ad Embrionale (due dei suoi album rap più riusciti, ndr), ho fatto di testa mia e sempre con coraggio, quindi, sono uno che se ne fotte per definizione e non soltanto a parole.
Il video di “Quando imparerò”:
Qualcuno ha detto che è il disco che avrebbe sempre voluto fare Neffa e tu lo hai sempre ammirato; c’è più che dell’emulazione dietro?
Si parla di un mio eroe musicale, diventato mio amico. Il gioco delle contrapposizioni non attacca, perché riconosco chi ha aperto le porte, chi ha costituito per me un precedente storico da poter apprezzare, comprendere e da poter sviluppare a modo mio. Ho avuto tante influenze musicali nella mia vita ma, poi ho dovuto cercare la Mia strada. “Non ripaghi un maestro se rimani tra gli eredi”, diceva Kiave.
Il legame tra cantautorato e rap era comunque una cosa da esplorare meglio, al di là del fatto che sono le uniche due categorie di musica italiana che vendono qualche copia e che riescono ad appassionare e impersonare i ragazzi, i tentativi di fondere i due generi stanno prendendo piede…
Non sono favorevole agli esperimenti in laboratorio. Queste cose devono venire con gli ascolti, il dialogo, e solo così i due territori si possono avvicinare. Nell’hip hop e nel cantautorato ci sono un sacco di resistenze mentali di un genere sull’altro, si campa di preconcetti. Le persone si devono parlare prima che possano farlo le etichette mentali: non è che perché qualcuno si è svegliato e ha scritto che il rap italiano è il nuovo cantautorato quest’ultimo lo diventa. Se scriviamo che il cantautorato è il nuovo rap, magari, lanciamo un trend…
Ghemon è un grande fan di basket. Una prova? Questo tweet:
Chiunque abbia giocato sul parquet o su un campetto almeno una volta, dovrebbe tifare @marcobelinelli #belifinals pic.twitter.com/DuS1SY0cqS
— Ghemon (@Ghemon) 5 Giugno 2014
Il difetto principale dell’album, nonostante i progressi da cantante, è un livello canoro ancora distante dagli standard del soul; è forse perché, incapace di espatriare, la musica italiana legata all’r&b ha deciso di non tentare più il teatro Apollo e di limitarsi a puntare verso l’Ariston?
Gli standard del soul sono cose diverse, con una vocalità che io non voglio e non posso copiare. Inoltre il genere è creato su una lingua basata sulle tronche ed io scrivo e canto in italiano, quindi percepirai le influenze, ma non mi sentirai svisare più di tanto, non è la cosa che voglio fare. Il resto è soggettivo, sono gusti. Io sono molto contento di come sto cantando e scrivendo le melodie ma, nonostante questo, ci lavoro ancora tutti i giorni perché non mi piace sedermi.
Sembra assurdo ed è comunque rincuorante che un album come questo venga fuori da “Pomeriggi svogliati” (uno dei brani più belli di “ORCHIdee”) e da un vecchio addio al rap, no?
La chiave è una e una sola: puoi studiare la tua resurrezione tutti i giorni, programmare la fuga, studiare le uscite e i turni delle guardie, ma poi un giorno devi alzarti e uscire, senza parlare più. Il piano va eseguito.
Ghemon è in tour in Italia per promuovere ORCHIdee, ecco le prossime date:
18 dicembre – Palermo – Galleria 149
19 dicembre – Catania – Barbara Disco Lab
20 dicembre – Messina – Retronoveau
21 dicembre – Rende (CS) – B-Side
27 dicembre – Mariano Comense (CO) – Il Circolo
09 gennaio – Torino – Hiroshima Mon Amour
16 gennaio – Bergamo – Druso Circus
17 gennaio – Firenze – Auditorium Flog
24 gennaio – Taneto (RE) – Fuori Orario
30 gennaio – Bologna – Locomotiv