Mark Stewart, voce del Pop Group, è morto a 62 anni. La notizia del suo decesso è stata confermata da Mute, la sua etichetta discografica, che in una nota lo ha tributato con un ultimo saluto: «Il mondo è cambiato grazie a Mark Stewart, non sarà più lo stesso senza di lui». Al momento, non si hanno notizie sulle cause della sua morte.
Nato a Bristol nel 1960, a 17 anni (insieme a John Waddington, Simon Underwood, Gareth Sager e Bruce Smith) fondò il Pop Group, sviluppando l’idea di ibridare in una contaminazione felice punk, funk, dub, afrobeat e free jazz. Y, il disco di esordio della band, pubblicato nel 1979 e prodotto da Dennis Bovell, è unanimemente riconosciuto come una pietra miliare del post punk (domandare a Nick Cave per credere): un gorgo nel quale entrano Captain Beefheart, Ornette Coleman, Karlheinz Stockhausen e il miglior dub giamaicano concentrati in un amalgama coi baffi.
Dentro Y si riflettevano le influenze di tutti i componenti del gruppo: quelle di Mark Stewart che, cresciuto a pane e David Bowie, si interessava sempre più al dub; quelle di Gareth Sager che invece amava musica etnica, classica e free jazz; quelle del bassista Simon Underwood intrippato con il soul. Anche la città di Bristol ci ha messo del suo, con i club notturni che, a differenza degli altri in Inghilterra, amavano suonare il funk di James Brown e Kool & The Gang.
Il secondo album, For How Much Longer Do We Tolerate Mass Murder?, pubblicato l’anno dopo, è un disco meno eversivo ma più “politico”, in cui il retroterra anticapitalista, pacifista e No Global del gruppo diventa manifesto: un feroce atto di accusa contro tutte le guerre e tutti i massacri di massa dovuti alle dittature.
Dopo For How Much Longer Do We Tolerate Mass Murder? Stewart e soci hanno deciso di sciogliersi, attendendo ben 35 anni per tornare sulla scena (senza John Waddington) con Citizen Zombie, il terzo album in studio del Pop Group. Nel frattempo, Stewart ha continuato a fare musica: si unì ai New Age Steppers, un collettivo di musica dub guidato da Adrian Sherwood, insieme a Smith e Waddington. Proprio Sherwood ha definito Stewart «la più grande influenza musicale della mia vita», mentre Gareth Sager ha dichiarato che «Mark è stata la mente più straordinaria della mia generazione».
Stewart ha anche all’attivo una robusta discografia da solista, costellata da ben 9 album: Learning to Cope with Cowardice (1983), As the Veneer of Democracy Starts to Fade (1985), Mark Stewart (1987), Metatron (1990), Control Data (1996), Kiss the Future (2005), Edit (2008), The Politics of Envy (2012) e VS (2022).