«La bandiera lì sarebbe rimasta. La rockstar poteva tranquillamente tornarsene da dove era venuta». Con queste parole il CSA Baraonda ha spiegato la propria scelta di non cedere alle richieste di Marky Ramone, ex batterista dei Ramones, che avrebbe dovuto esibirsi sabato sera nello spazio con il suo progetto Marky Ramone’s Blitzkrieg all’interno di una serie di date nel nostro paese.
Come ricostruito dal comunicato del centro sociale autogestito di Segrate in provincia di Milano, Marky Ramone sarebbe arrivato negli spazi del CSA nel pomeriggio. Il musicista fa il soundcheck e ha così l’occasione di conoscere il luogo e le posizioni politiche del centro: «Girano per lo spazio, osservano le molte prese di posizione politiche che trasuda ogni angolo, i murales sulla Palestina e sulle molte altre cause, le bandiere, i comunicati. Girano, osservano, esprimono persino apprezzamento».
Si esibiscono gli Infiltrados e Lizi And The Kids. Poi, la notizia inattesa: «Arriva il momento di Marky Ramone, improvvisamente la stoccata: con la bandiera palestinese sul palco si rifiuta di suonare. Una posizione ignava e indifferente a quanto sta accadendo a Gaza e tanto più assurda perché espressa proprio al momento di salire sul palco, non 1 minuto prima». Continua il comunicato: «Lui e il suo entourage sapevano da mesi in che luogo si sarebbe svolto il concerto e la sua connotazione politica, avevano avuto modo di vederlo giorni prima della data, Marky stesso era presente nello spazio dal pomeriggio ed era stato avvisato della bandiera, accettandone la presenza».
Arriva così la decisione: «Come Collettivo non potevamo ovviamente accettare una tale arroganza e provocazione. La bandiera lì sarebbe rimasta. La rock star poteva tranquillamente tornarsene da dove era venuta».
Nonostante questo però, come dimostrano i video della serata, il pubblico ha ben reagito alla scelta politica del CSA, schierandosi contro il proprio beniamino.