La stagione dei festival sta volgendo al termine. Ne abbiamo visti di grossi, di piccoli, di elettronici, di rock, strumentali, belli, brutti, boutique o mainstream: insomma, ne abbiamo visti di ogni tipo.
Ma uno come Open Sound Festival, a Matera dal 28 agosto al 1 settembre, difficilmente lo vedremo. Già perché alla base dell’evento risiede l’idea tanto semplice quanto intrigante di unire linguaggi musicali e strumenti antichi di millenni con forme, stili e apparecchiature di oggi, e magari pure di domani.
Ciò significa che, negli ultimi giorni di agosto, nella Capitale Europea della Cultura si incontreranno campanacci e sequencer, zampogne e amplificatori, cupa-cupa e subwoofer. D’altronde, cos’è la musica moderna se non una versione tecnologicamente aggiornata dei ritmi e delle pulsioni ancestrali che sono scritte nel nostro DNA? OSF per questo si prefigge di andare alla radice, mostrando il lato atavico della musica e soprattutto la totale compatibilità con la contemporaneità. In fondo, le orecchie dello stesso modello di quelle di 3000 anni fa, così come le mani di chi suona.
Date queste premesse, un brand come Levi’s, storicamente interessato nell’esplorazione e valorizzazione delle culture di questo mondo, ha deciso di connettersi con Open Sound Fest. Anche e soprattutto grazie all’affinità che lega il festival con la campagna #LiveInLevis. Esiste un open sound più esemplificativo di un urlo liberatorio? No, e infatti anche noi di Rolling Stone ci siamo aggiunti all’impresa in veste di voce della verità e media partner.
Levi’s non si ferma qui nell’offerta, proponendo infatti un Tailor Shop in cui i producer e gli artisti potranno personalizzare i propri tessuti e abiti denim preferiti.
Il curatore del festival sarà un ospite Yuval Avital, compositore e artista multimediale israeliano che darà vita, in chiusura della kermesse, a #Urla, un’opera sonora in movimento lungo le vie dei Sassi di Matera. Una “partitura musicale geografica” che riassumerà la missione iniziale dell’intero evento coniugando campanacci, canti urlati della tradizione lucana con strumenti elettrici ed elettronici.
A prova di tutte queste belle parole abbiamo in anteprima qui sopra il video che Dardust (uno dei tanti ospiti del festival insieme a Clap! Clap!, Nu Guinea, Paolo Baldini, Night Skinny, Joycut e tanti altri) ha girato all’interno dello Studio Mobile messo gentilmente a disposizione da Red Bull. Nella clip, il piano di Dardust incontra strumenti percussivi della tradizione antica (dei tamburi e una sorta di grancassa). A suonarli in questo caso è Agotrance (Agostino Cortese), lucano che per oltre 40 anni è stato al fianco del musicista e poeta Antonio Infantino e dei Tarantolati di Tricarico. Nel video si intravede anche un altro strumento antico della tradizione lucana, ovvero la cupa-cupa un tamburo a frizione in terracotta (o latta) e pelle di capra dal suono ultra basso e ossessivo, una sorta di antenato del subwoofer. A questo punto, non vediamo l’ora di essere lì.
Per maggiori info su biglietti, orari e location visitate il sito di Open Sound Festival.