L’Azienda Usl di Bologna ha effettuato l’audit clinico-organizzativo per ricostruire i fatti che hanno preceduto la morte di Michele Merlo e in particolare l’arrivo all’Ospedale di Vergato nel pomeriggio del 2 giugno, quanto avvenuto in pronto soccorso e infine ricovero presso la rianimazione dell’Ospedale Maggiore.
Il padre del cantante, Domenico Merlo, aveva parlato di «troppe ombre sulla morte» del figlio e aveva chiesto di effettuare l’autopsia, poi effettivamente disposta dalla Procura di Bologna. Nel frattempo l’Ausl della città ha effettuato un audit sulla base dei documenti disponibili e delle testimonianze dei professionisti coinvolti.
L’audit, si legge nel sito dell’Ausl, «ha evidenziato alcune criticità sotto il profilo organizzativo rispetto all’Ospedale di Vergato, ma non di particolare gravità, confermando invece, in tutti i momenti, l’adeguatezza dei processi clinici e assistenziali. Anche questa documentazione è a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, nello spirito consolidato di piena e totale collaborazione».
Ecco qui sotto la ricostruzione dei fatti, a partire dal 2 giugno, secondo l’Ausl: «Nel primo pomeriggio Michele Merlo si presentava autonomamente all’Ospedale di Vergato, dove sono presenti le indicazioni di accesso al Pronto Soccorso e alla sede della Continuità Assistenziale. Come per ogni giorno festivo la figura sanitaria incaricata del controllo della temperatura è l’infermiere che presta servizio in Pronto Soccorso e la temperatura risultava regolare, secondo le normative anti COVID».
«L’infermiera sulla base di quanto riferito dal signor Merlo, a richiesta sui tempi di attesa, precisava che non era in grado di stimarli essendoci alcuni pazienti in carico al Pronto Soccorso. L’informava altresì della presenza, nella stessa sede, del Medico di Continuità Assistenziale (ex Guardia Medica), al quale il signor Merlo ha optato di rivolgersi. Alle ore 15.50 il Medico di Continuità Assistenziale, effettuata l’anamnesi, visitava il paziente riscontrando un quadro patologico dell’apparato faringeo, prescrivendo quindi un farmaco antibiotico».
Quindi il 3 giugno: «Alle ore 21.52 la Centrale Operativa 118 riceveva la chiamata di soccorso. Assegnato un codice Rosso, la Centrale inviava immediatamente automedica e ambulanza, che giungevano sul luogo del soccorso alle 22.09. Immediate le manovre di stabilizzazione delle condizioni vitali del paziente, condotte correttamente nonostante il contesto relazionale fosse in quel momento influenzato dalla drammaticità delle condizioni del signor Merlo. Alle 22.40 l’ambulanza, con il medico a bordo, ripartiva verso il Pronto Soccorso dell’Ospedale Maggiore con codice di massima gravità, dove giungeva alle 23.22».
«Sottoposto ad indagini multiple urgenti, il paziente veniva quindi ricoverato presso la Rianimazione dell’Ospedale Maggiore. I riscontri diagnostici e clinici evidenziavano una grave emorragia cerebrale spontanea e la necessità, pertanto, di un intervento neurochirurgico urgente, eseguito alle 2.22 del 4 giugno. Concluso l’intervento alle ore 4.03, il paziente veniva nuovamente ricoverato in Rianimazione. Il decorso post operatorio, purtroppo, si presentava critico con rapido peggioramento progressivo del quadro clinico sino al decesso, sopravvenuto il 6 giugno alle 21.45».