È una delle storie più divertenti che riguardano i rapporti tra i membri dei Rolling Stones ed è circolata parecchio dopo la morte di Charlie Watts.
Siamo in un hotel di Amsterdam, è il 1984, Mick Jagger e altri stanno facendo casino nella sua stanza, mentre Watts è già andato a dirmire. Alle 5 del mattino, il cantante chiama al telefono Watts nella sua stanza: «Dov’è il mio batterista? Perché non porti il tuo culo qui?». Watts si sarebbe vestito di tutto punto con uno dei suoi celebri completi solo per andare nella camera di Jagger, stenderlo con un pugno e dirgli: «Non sono io il tuo batterista, sei tu il mio cantante».
Invitato dal mensile Mojo a fare da debunker alle tante storie che girano attorno agli Stones, Jagger dice che le cose non sono andate così. «Non è successo. Ma per niente. È una storia inventata da Keith». Che era ubriaco, dice il cantante, così come lo era Watts. È vero che il batterista «un po’ innervosito lo era, ma c’era un sacco di gente presente, molte persone tra me e Charlie, non siamo mai venuti alle mani».
In ogni caso, Jagger non è infastidito da storie apocrife come questa. «Non m’interessa granché. Non mi sentirete mai dire: “Obiezione! Questa cosa non è mai successa”. Non ha senso. Ma se è quello che Keith vuole credere…».