Un centinaio di persone reclutate come “falsi” addetti alla sicurezza, e utilizzati senza titoli in occasione di alcuni dei più importanti eventi musicali della scorsa stagione: i Guns N’ Roses a Imola (10 giugno), Modenapark di Vasco Rossi (il primo luglio), i Depeche Mode a Milano (28 giugno), David Guetta a Padova (28 luglio), Salmo (9 settembre) e i Rolling Stones a Lucca (23 settembre).
Lo raccontano le carte dell’operazione Security Danger dei carabinieri di Reggio Emilia, che oggi ha portato all’arresto di quattro uomini – un 38enne di Modena e un 63enne di Bologna, titolari di due società di sicurezza, e due campani con precedenti penali – accusati di intermediazione illecita, falsa attestazione a pubblico ufficiale e sfruttamento del lavoro. Tra le persone impiegate durante i live anche alcuni richiedenti asilo da poco giunti in Italia, secondo gli inquirenti del tutto impreparati al compito.
Secondo la ricostruzione della Gazzetta di Parma, gli “addetti”, pagati 6 euro l’ora e costretti a turni di 15 ore consecutive, senza pasti né pause, venivano coinvolti tramite annunci online e invitati a portare una fototessera a casa di uno dei fermati. Poi, a poche ore dall’inizio del concerto, venivano caricati su furgoncini e “consegnati” ai referenti delle società di sicurezza. Una volta incollate le foto sui tesserini di riconoscimento falsi, i nuovi “addetti alla sicurezza” erano assegnati al controllo dei biglietti, degli effetti personali, al filtraggio del pubblico sotto il palco e alla vigilanza degli ingressi. Tutto questo a pochi giorni dai fatti di piazza San Carlo a Torino – il 3 giugno 2017 -, che provocarono 1400 feriti e due morti, e che avevano – in teoria – fatto salire l’allerta per la sicurezza dei grandi eventi italiani.
Quello stesso gruppo di persone è stato in seguito ingaggiato come buttafuori di numerose discoteche del nord Italia. La Gazzetta di Parma ha pubblicato la testimonianza raccolta durante le indagini da uno dei richiedenti asilo sfruttati: “Sono giunto in Italia clandestinamente nel giugno 2016, dopo essere stato salvato in mare da una nave ONG durante il mio trasporto, su uno dei tanti barconi, proveniente dalla Libia… Una volta a Modena, da quando abbiamo cominciato il lavoro a quando lo abbiamo terminato, nessuno, né di alcuna società né delle forze dell’ordine, mi ha mai chiesto i documenti o effettuato controllo sul mio cartellino, né tanto meno sono stato oggetto di filtraggio con metal detector. Io mi ritengo una brava persona, ma ho trovata strana l’assenza di controllo. Se fossi stato un terrorista avrei potuto fare qualsiasi cosa”.