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Mike Kerr sulla sfuriata coi Royal Blood: «Ho fatto la parte del wrestler, il cattivo di una pantomima»

«Sul palco è facile farsi travolgere dall’energia, ma non m’è parso di aver fatto qualcosa di moralmente sbagliato»

Foto: BBC Radio 1

Non è stata una scenata, è stata una mezza sceneggiata alimentata dall’eccitazione che si prova sul palco, «ma non credo di aver fatto qualcosa di moralmente sbagliato». Mike Kerr dei Royal Blood ha spiegato alla BBC che cos’è successo dal suo punto di vista durante e alla fine dell’esibizione del gruppo al festival Big Weekend che si è tenuto nell’ultimo fine settimana di maggio a Dundee, in Scozia.

Com’è noto, la band era stata messa in cartellone quando il festival, orientato verso il pop, era sold out. Col risultato che il pubblico non era lì per i Royal Blood e la reazione è stata tiepida. Talmente tiepida da far arrabbiare Kerr che ha tentato di scuotere la gente con un «ci chiamiamo Royal Blood e questa è musica rock!» degno dei Tenacious D di Jack Black. «A chi piace il rock?», ha chiesto il cantante. E poi, scoraggiato e incazzato: «A nove persone, ottimo».

Kerr ha poi rincarato la dose: «Dobbiamo applaudirci da soli perché [la reazione del pubblico] è stata patetica. Ben fatto, Ben», ha detto applaudendo il batterista Ben Thatcher. E ancora, rivolto a un cameraman: «Puoi applaudirci anche se stai lavorando? Ecco, lui sta applaudendo: che cosa dice questo di voi?». Infine, è uscito di scena mostrando il dito medio (anzi, i medi di entrambe le mani).

La scena ha fatto il giro dei social e i Royal Blood ne sono usciti maluccio. «Mi stupisce che la situazione sia degenerata a tal punto», ha detto Kerr a Radio 1 parlando dell’incidente. «Quando sono uscito di scena ero convinto di essere stato divertente, di avere alleggerito la situazione».

Kerr ammette l’errore, ma racconta la scena come parte dello show, un po’ come i wrestler che fanno la parte dei cattivi per dare spettacolo: «È stato un errore perché potevo fermarmi a pensare un minuto che forse quella gente non sapeva chi fossi. Ma in realtà mi è piaciuto parecchio suonare, mi sono divertito. Il finale è stata una rappresentazione degna di un wrestler professionista, mi sono calato nei panni del cattivo in una pantomima, ma non mi sembra di aver fatto qualcosa di moralmente sbagliato».

Kerr ha poi spiegato che quando si trova sul palco emerge un lato diverso della sua personalità. «In nessun altro contesto sono così carico, giù dal palco sono silenzioso e impacciato». Sul palco invece «è facile farsi travolgere dall’energia. È divertente e non è mia intenzione offendere o allontanare qualcuno».

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