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Morgan: «Chiedo ad Angelica pubblicamente scusa. Ho detto cose orribili, ero fuori di me»

In un’intervista al Corriere, Morgan commenta le accuse di stalking e diffamazione mosse dalla cantautrice Angelica Schiatti. E confessa come sta ora: «Male. Non suono, non ho neanche la possibilità di parlare. Mi hanno silenziato, azzerato». Quanto all’aver denunciato Calcutta: «Credo nel dialogo, un cantautore non può denunciare un altro cantautore, ma ho dovuto farlo»

Foto: Matteo Baglyo Baglioni

Intervistato da Candida Morvillo sul Corriere della Sera, Morgan parla per la prima volta, non a mezzo social, del caso che lo vede coinvolto in prima persona, cioè le accuse di stalking e diffamazione mosse dalla cantautrice Angelica Schiatti. Caso che, per ora, gli è costato la fine del contratto con la Warner e lo “scaricamento” da parte della Rai, che aveva in previsione uno show con lui a ottobre. «Come sto? Credo male», esordisce Morgan. «Non suono, non ho neanche la possibilità di parlare. Mi hanno silenziato, azzerato. Io sono una persona sonora, soffro se non posso esprimermi».

«Ma certo [che ho sbagliato]», dichiara oggi Morgan al Corriere a proposito dei messaggi inviati a Schiatti. «Chiedo ad Angelica pubblicamente scusa, ho detto cose orribili. Ero fuori di me. Le scuse private sono riuscito a fargliele su Instagram, il 25 aprile 2021. Gliele leggo: “Vorrei che le mie parole arrivassero a te integre, così che tu possa riceverne la carezza che la mano di chi le scrive porge al tuo bel volto, con una gentilezza che è far sì di non toccarlo oltre la soglia di uno sfiorar pensato… Angelica, so di aver sbagliato, di averti ferita… e per prima cosa mi preme chiederti scusa… Un gesto doveroso, necessario, autentico… Ho visto chiaramente cosa ti ha frenato, il perché della tua scelta di allontanarti… ammetto che sono i miei limiti, la mia incompiutezza…”».

Nel corso della chiacchierata con Morvillo, Morgan torna sulla relazione con Angelica Schiatti. «Nelle querele, lei la minimizza e questo mi ha annichilito. Dice che siamo stati insieme tre mesi, ma sono stati otto anni di affinità elettive in cui ci scrivevamo 500 messaggi al giorno. All’inizio, abbiamo avuto una storia. Dopo, ci siamo frequentati da amici del cuore e anche da amanti. Abbiamo avuto un costante scambio artistico, intellettuale, emotivo, ci dicevamo “ti amo”. Era la relazione di due persone che, messe una accanto all’altra, erano naturalmente felici in un costante processo di scambio, edificante, produttivo, creativo. Le parole si traducevano in testi, l’80 per cento delle canzoni che ho scritto parlavano di lei. Era la mia musa. L’ho coinvolta nei progetti di lavoro: era in tutte le mie chat di gruppo, di musica, economiche. Eravamo io il suo punto di riferimento e lei il mio. Il rapporto si è intensificato quando sono stato sfrattato nel giugno 2019. A novembre, ha detto che voleva stare con me e abbiamo lasciato i rispettivi compagni, io Alessandra, da cui aspettavo una figlia. Abbiamo deciso di sposarci. Sergio Staino ci ha sposati simbolicamente con una cerimonia comunista, in uno sgabuzzino della Rai. Poi, ho chiesto ufficialmente la mano di Angelica alla sua mamma. Siamo a febbraio 2020».

Morgan dice che, nella primavera del 2020, ha provato a disintossicarsi, proprio mentre stava con lei, anzi «per lei! Ho fatto la cura al cervello. Una cura potentissima, quasi un elettroshock. Mi ha mollato lì, sotto gli elettrodi e non l’ho più vista. Stavo in un letto d’ospedale, col cervello bombardato di onde magnetiche, il nervo ottico che urlava. Sono uscito dall’ospedale e mi ha bloccato su WhatsApp, non voleva più parlarmi, mi ha tolto la parola dopo otto anni che erano stati un fiume di parole, di scambio di anime. Questo è. Fino al giorno prima, ci parlavamo ogni secondo e, di colpo, si era trasformata. Nelle condizioni in cui ero, lo trovavo inspiegabile, spaventoso, era come se per lei fossi morto. Volevo solo capire perché si era trasformata in un giorno da amica a nemica».

«Io quei messaggi brutti li ho mandati in quel contesto», aggiunge Morgan, riferendosi a quando, all’inizio di maggio 2020, è uscito dall’ospedale. «Non ero in me e c’era anche il lockdown e ormai una neonata che aveva bisogno di un padre. Provavo una rabbia ingiustificata, ero esasperato, svuotato di qualsiasi speranza. Mi sentivo in fin di vita psicologicamente ed emotivamente». Ha avuto anche pensieri suicidi, confessa, «anche se annunciare il suicidio non è un suicidio, è una richiesta di aiuto. Prima del ricovero, il 26 aprile, le mando “il messaggio dolente”, da cui, poi, ho tratto almeno venti canzoni. Ne è venuto fuori una sorta di poema seriale, un’opera unica, mai fatta prima da nessuno, con musica, canzoni, prosa».

Morgan parla anche di quando ha finto di essere il rapper Willie Peyote («Questa fa troppo ridere. Era un tentativo disperato di contatto. Le ho scritto da un altro telefono per chiederle una collaborazione. Mi chiede: chi sei? Mi è venuto da dire Willy Peyote. E lei: non sei Willy Peyote, sei Marco. Ho ammesso e mi fa: allora, a questo punto, sentiamoci. E ci siamo sentiti. Unica volta») e della chat di gruppo dove ha scritto “Ora vi sparo una tripletta di video porno di A. che vi mettono a posto per qualche anno” («L’ho scritto con lo spirito di quello che si sfoga, che sta male, è deluso. Però la foto l’ho postata, subito cancellata, non l’ha vista nessuno e non era porno né intima. I consulenti tecnici della Procura non hanno trovato niente, nessun revenge porn»).

E quanto al divieto di avvicinamento chiesto ora dall’avvocato di Schiatti, Morgan commenta: «Non ne capisco il motivo. Sono tre anni che non cerco Angelica, non faccio nulla, non dico nulla». E adesso? «Dopo la batosta, lentamente, mi sono ripreso», conclude Morgan. «Mi hanno salvato la musica e mia figlia. Nello scorso maggio, avevo firmato il contratto con Warner ed ero felice: da dodici anni, cercavo un contratto con una major. Il mio più grande dolore è che mi è stato tolto ogni lavoro: il disco, un libro che doveva uscire, il programma Rai, i concerti. Mi sento come amputato. Con Warner, Calcutta (attuale compagno di Schiatti, ndr) ha detto o me o lui, e Warner mi ha stracciato il contratto. L’ho denunciato, ho dovuto farlo. Il brutto di questa vicenda è che mi hanno fatto diventare una persona che non sono: io credo che un cantautore non può denunciare un altro cantautore, io credo nel dialogo, nella forza delle parole, nella pietà, nell’umanità».

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