Morgan torna al Concertone del Primo Maggio, dove tutto è iniziato con i Bluvertigo nel 1995 dopo l’uscita del primo album della trilogia chimica Acidi e basi, e non poteva certo accontentarsi di una passerella suonando le canzoni del suo nuovo lavoro in studio … E quindi insomma ossia, con testi di Pasquale Panella. Ha infatti deciso di eseguire anche un inedito che non sarà compreso nel disco e sembra rappresentare la sua Avvelenata verso l’intero sistema discografico.
Il brano è arrivato dopo un breve discorso sullo stato della musica (e dell’industria musicale) italiana: «Per chi si andrebbe fuori con tutti questi ombrelli? Per i politici? No, si fa solo per la musica, perché la musica è una cosa molto più importante di quello che i politici pensano che sia». Ha continuato poi ricordando che il Primo Maggio sarà sì la Festa dei Lavoratori, ma che, per i musicisti presenti sul palco, si tratta invece di un giorno lavorativo. «Sono ragazzi competenti, senza alcun tipo di tutela legale. Perché in questo paese gli artisti non sono per niente considerati e rispettati dalla politica. Dal popolo invece sì, perché il popolo lo sa che rimanere senza musica, senza canzoni è fare una vita peggiore». Per poi ricordare ai politici: «Noi italiani siamo gli inventori della musica», e dunque lasciare il settore allo sbando è un segno di grande arretratezza per il cantautore.
Ed ecco che arriva l’attacco di Rutti, una ballad dove Fabrizio De Andrè incontra l’electro e attraverso la quale il cantautore lancia le proprie invettive: “Si chiama ordine, discernimento. Quel che nessuno fa in questo momento. Si chiama arte, parola stanca. Detta da tutti ma che a tutti manca. Si chiama musica, cosa magnifica. Che qui confondono con la classifica”.
Chiaro, fin da subito, il riferimento a un ambiente musicale dominato da pezzi che puntano al risultato, di stream o di vendite, senza tenere conto di logiche artistiche. Tanto che prosegue riferendosi direttamente ai discografici: “E non si accorgono, quasi del tutto, anzi diciamo proprio di brutto, che il gergo è campo di nobili costrutti, ma qui si esagera pubblicando i rutti”. Un vero e proprio sberleffo, che acquista maggiore forza perché lanciato dal palco del Circo Massimo e da parte di chi, negli ultimi anni, è stato accostato al Governo Meloni.
Ma Morgan, si sa, non è facilmente collocabile (e prevedibile), e con Rutti si scaglia contro un’industria che, nonostante le luci da record dello streaming, sembra brancolare nel buio dell’ispirazione artistica. Così arriva a sostenere l’insostenibile in una sorta di elettroshock all’intero panorama: “Si chiama antitesi, ribaltamento, quel che succede qui in questo momento. Se penso all’arte, e ne ho abbastanza, mi ha rotto il cazzo pure il cielo in una stanza. Se questa musica per voi è magnifica, per me è più bella se va in classifica. Tanto qui chi vuoi che se ne accorga, se sono Mozart o solamente Morgan”. E conclude, con amarezza: “Non mi diverto più ad andare contro tutti. Signore e signori, ecco a voi i miei rutti”.